Scenata di gelosia di Berlusconi a Salvini per la presidenza del Senato, e altro…..

            Quel bacio murale, e in bocca, fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, a pochi passi dalla Camera e dal Senato, è stato cancellato con insolita rapidità dalla nettezza urbana capitolina, agli ordini della sindaca grillina Virginia Raggi, ma  riproposto sul palcoscenico della politica da un furente Silvio Berlusconi. Del quale il meno che si possa dire è che ha fatto una scenata di gelosia all’alleato leghista accusandolo di tradimento dell’alleanza di centrodestra, premiata dagli elettori meno di venti giorni prima.

            In particolare, Berlusconi fra gli stucchi della sua residenza romana ha bollato come “un atto di ostilità a freddo”, indicativo di un rapporto politicamente adulterino col capo del movimento delle 5 stelle, il voto annunciato e concesso da Salvini e amici leghisti alla pur berlusconiana Anna Maria Bernini nel secondo scrutinio per l’elezione del presidente del Senato. Un voto che Salvini aveva invece pubblicamente motivato come “atto di amore” per le istituzioni in genere, e per la stessa alleanza di centrodestra arroccata da Berlusconi con una candidatura -quella del capogruppo uscente forzista Paolo Romani- che è contestata irriducibilmente dai grillini con un’aggravante, chiamiamola così: il rifiuto di parlarne in un incontro fra tutti i partiti con la partecipazione dell’ex presidente del Consiglio. Al quale Di Maio preferisce, come interlocutori diretti, i capigruppo parlamentari a causa dei notissimi problemi giudiziari che limitano da qualche anno l’agibilità politica di Berlusconi con l’incandidabilità.

            La povera Anna Maria Bernini, ripresa dalle telecamere durante lo scrutinio mentre il suo vicino di banco Adriano Galliani registrava diligentemente i voti che le venivano assegnati con la voce di Giorgio Napolitano, presidente temporaneo dell’assemblea, e poi anche mentre scherzava nell’emiciclo con alcuni senatori grillini avendo il foglietto di Galliani fra le  mani, ha dovuto ricomporsi rapidamente.

              Richiamata a “ corte” da Berlusconi, prima ancora che Di Maio facesse sapere la disponibilità del suo movimento a sostenerne l’elezione in cambio di quella del grillino Riccardo Fraccaro alla presidenza della Camera, la signora 52.enne Bernini, da sette anni vedova Borricelli, approdata a Forza Italia da Alleanza Nazionale, già ministra, eletta a Bologna, ha annunciato la sua “indisponibilità” alla candidatura offertale da Salvini, e non dal suo capo. E si è messa disciplinatamente in riga, spianando la strada al solito compromesso notturno per portare al vertice del Senato la collega di gruppo  Maria Elisabetta Alberti Casellati e al vertice di Montecitorio il grillino Roberto Fico.

             Pur tradotta subito dai giornali, telegiornali e altro ancora in una rottura del centrodestra, fra invocazioni alla calma, alla mediazione e a tutte le cose invocate in simili circostanze più o meno sinceramente dagli interessati alla sopravvivenza dell’unione di turno, la scenata di gelosia di Berlusconi contro Salvini si presta alla lettura delle solite due scuole di pensiero: colpevolista e innocentista.

            Più in particolare, c’è stata più malizia nell’iniziativa di Salvini o nella reazione di Berlusconi ? In Salvini per la smania attribuitagli dall’alleato di accordarsi con Di Maio, anche a costo di subire, o addirittura avallare gli affronti all’ex presidente del Consiglio. In Berlusconi per l’ossessione che ha, specie dopo il sorpasso elettorale fattogli da Salvini il 4 marzo, di perdere la leadership -o “regìa”, come lui stesso l’ha recentemente definita- della coalizione di centrodestra. Che peraltro l’ex presidente del Consiglio, data la insufficienza numerica per la formazione di una maggioranza in Parlamento, vorrebbe fare interloquire col Pd, per quanto malmesso  e considerato invece da Salvini sostanzialmente incompatibile.

            Quella del presidente di Forza Italia è un’ossessione alimentata da qualche consigliere ancora meno rassegnato di lui al sorpasso leghista delle ultime elezioni e aggravata dalle sue non comuni condizioni di politico ad agibilità per ora ridotta. Su cui un movimento come quello delle 5 stelle, cresciuto a pane e manette, specula con la solita disinvoltura, dimentico peraltro dei precedenti giudiziari del suo “garante”, “elevato” e quant’altro Beppe Grillo. Che però da comico professionista sa ridere delle sue difficoltà, pur essendoci stati dei morti nel reato stradale che gli costò a suo tempo una condanna definitiva. Berlusconi invece non riesce né a ridere, pur prodigo com’è di barzellette, né a nascondere il disappunto per le sue traversie.

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