La difesa che Silvio Berlusconi forse non merita, ma gli è dovuta

            E’ davvero curiosa la concezione della democrazia dalle parti delle 5 Stelle. Una concezione extraterrestre, verrebbe da dire giocando sul nome del movimento uscito dalle elezioni del 4 marzo con un 32 per cento ch’esso ha scambiato per il classico, indiscutibile 50 per cento più uno dei voti.

            Luigi Di Maio, l’aspirante grillino a Palazzo Chigi, reclama l’incarico di presidente del Consiglio per il rispetto dovuto, secondo lui, ai 10 milioni 697.994 elettori, arrotondati a 11 milioni, che hanno votato per la Camera le liste del suo movimento.

            Ma, chiedendo al leader leghista Matteo Salvini di trattare il governo con lui da solo, scaricando l’alleato Silvio Berlusconi, il giovane capo dei grillini, almeno pro tempore, non ha il minimo rispetto per i 12 milioni 13.557 elettori che il 4 marzo hanno votato per la coalizione di centrodestra, comprensiva -in ordine di voti- di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e schegge centriste. Lui, in verità, la chiama “ammucchiata” pensando di poterla liquidare facendo spallucce col dizionario, ma è una coalizione presentatasi come tale alle elezioni e uscita dalle urne con più voti del movimento che si è incoronato vincitore da solo.

            Se è immorale chiedere a Di Maio, come lui ritiene,  di darsi una calmata, diciamo così, e mettere nel conto anche la possibilità di compiere un passo indietro, a cominciare dalla sua candidatura alla presidenza del Consiglio, per formare un governo con altri, è immorale anche la pretesa che Salvini non solo rinunci alla propria candidatura a Palazzo Chigi, guadagnatasi per conto del centrodestra raccogliendo più voti nella coalizione, ma ripudi anche gli alleati per relegarli all’opposizione.

            Berlusconi forse non merita questa difesa del suo diritto alla partecipazione alla coalizione uscita dalle urne con più voti ancora dei grillini. Non lo meriterebbe a causa degli errori commessi prima e durante la campagna elettorale. Ma è una difesa che gli è dovuta lo stesso.

            Berlusconi ha, in particolare, il torto di avere contribuito anche personalmente, e non solo attraverso i vari Renato Brunetta, alla demonizzazione e alla sconfitta di quel Pd col quale oggi vorrebbe che il centrodestra cercasse di allearsi per la formazione del nuovo governo. Ma che Salvini non intende paragonare neppure a un fungo da cogliere nel bosco parlamentare, tanto tossico lo considera.

            L’altro torto di Berlusconi, vista l’insofferenza o paura che ha di Salvini, nonostante la polemica ingaggiata dal segretario leghista con Di Maio per contestarne i veti all’alleato forzista, è di avere fatto proprio tutto quello che serviva per far crescere il Carroccio e il suo leader: a cominciare dalla linea editoriale impressa o lasciata imprimere alle trasmissioni delle sue televisioni, alcune delle quali stano uscendo dai palinsesti del biscione con i tempi della stalla che viene chiusa dopo la fuga dei buoi.

 Corriere.jpg     Ora a Berlusconi tocca stare al gioco e sperare che Salvini tenga duro davvero, e sino alla fine, specie se sono vere le notizie dal Quirinale appena riferite sul Corriere della Sera da Marzio Breda. Il quale ha scritto che “al momento quello fra la Lega e le 5 Stelle appare il fronte più avanzato verso un’alleanza” agli sguardi e alle riflessioni del presidente della Repubblica. Che, pur nella “nebbia fitta” dei resoconti giornalistici sugli scontri fra Di Maio e Salvini, vuole capire bene quanto probabile possa essere o diventare una disponibilità finale di Berlusconi ad accettare qualche compromesso parlamentare che lo tenga comunque nella partita, come un’astensione e persino un appoggio esterno.

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