Dai giornali esce un Mattarella pirandelliano: uno, nessuno, centomila….

Titolo del manifesto

Per quanto ce l’abbia messa tutta per evitarlo, come voglio credere o sperare, Sergio Mattarella ha finito per prestarsi a troppe interpretazioni con il suo messaggio televisivo di fine anno a reti unificate. Non dico che si possa dire di lui, col suo famoso conterraneo Luigi Pirandello, che è risultato “uno, nessuno e centomila” ma in qualche modo gli si è avvicinato, sino a fare apparire il suo discorso ai soliti, arguti titolisti del manifesto un “commiato di pietra”, come l’omonimo convitato. E a fare avvolgere i tanti candidati alla sua successione, reali o soltanto immaginari che siano, nel nuvolone gonfio di pioggia rappresentato da Emilio Giannelli sul Quirinale nella vignetta di prima pagina del Corriere della Sera. 

Sul Corriere della Sera
Su Repubblica

Eppure proprio sul Corriere il giornalista da più tempo di casa dalle parti del Colle, Marzio Breda, pur arrampicandosi sugli specchi di una distinzione un pò troppo acrobatica fra “il ruolo” cessante, di cui ha parlato il presidente della Repubblica, e “il mandato” da lui ignorato questa volta, ha addirittura intravisto nel messaggio di Mattarella l’indicazione del “profilo di chi sarà il suo successore”: sarà e basta, con certezza assoluta ch’egli non rimanga al suo posto un giorno in più dei sette anni assegnatigli dal Parlamento nel 2015. Stefano Folli invece, non meno esperto di Breda nell’ascolto o nella decriptazione di carte e discorsi politici, su Repubblica ha scritto di non avere  trovato “l’identikit del successore” che Mattarella avrebbe voluto disegnare, secondo Breda, per sottolineare la fine davvero della sua esperienza al Quirinale e aiutare i partiti a cercare e trovare chi possa subentrargli con una certa continuità, vista l’ampiezza dei consensi da lui guadagnatisi nell’esercizio delle sue “irripetibili” funzioni. 

Titolo del Giornale
Su Libero

Il Giornale della famiglia Berlusconi, cioè del politico che più ha voluto mettersi in vista nella gara al Quirinale, almeno sino a quando non si è reso disponibile il presidente del Consiglio Mario Draghi nei panni di un nonno al servizio delle istituzioni”, si è affrettato a condividere il titolo del Corriere sull’”addio di Mattarella” titolando a sua volta sull’”ultimo atto” del presidente uscente. Ma anche rimproverandogli -se mai egli si dovesse far prendere dalla tentazione di un ripensamento già contestato da Giorgia Meloni e un pò anche da Matteo Salvini- di avere taciuto nel suo messaggio  sui problemi gravi e inquietanti della giustizia italiana, come se avesse un pò  voluto coprire i magistrati, pur bacchettati ogni tanto da presidente del Consiglio Superiore sollecitandone addirittura una “rigenerazione”. Che è  una parola grossa, ignorata o dimenticata anche da Alessandro Sallusti su Libero rilevando il silenzio di fine anno sulle toghe, e mettendo questo appunto al servizio critico di eventuali “colpi di scena sempre possibili” per una conferma del presidente uscente. 

Titolo del Fatto Quotidiano
Titolo di Domani

Tanto possibili sono apparsi questi colpi di scena che alcuni giornali vi hanno in qualche modo anche titolato, indicando qualche volta anche la parte politica più tentata o interessata ad un recupero della ipotesi di una rielezione. “Mattarella saluta, i partiti fingono di non aver capito”, ha lamentato Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, diviso ormai fra tre ossessioni in questi “giorni”, come ha detto il presidente in carica, che mancano alla fine del suo ruolo o mandato. La prima ossessione è quella di un Berlusconi al Quirinale e alla presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura, la seconda è Draghi a quel posto, la terza è appunto la conferma del presidente in carica. “Mattarella esclude il bis ma il Pd ci spera ancora”, ha titolato il debenedettiano Domani. Ma anche il manifesto a corredo del già citato “commiato di pietra” ha scritto: “Mattarella non fa alcun cenno alla rielezione e il partito del bis torna a sperare”.  

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