Quella protesta davvero ossessiva di Matteo Salvini contro l’Europa

            C’è chi, ossessionato dagli affari, riesce a ridere di un terremoto parlando al telefono dei lavori che potranno derivarne alla sua impresa di costruzioni e ricostruzioni. Ve lo ricordate? Era il 2009 e Francesco Piscicelli, appunto, se la rise all’annuncio del sisma che aveva devastato l’Abruzzo. Dopo tre anni, riconosciuto per strada a Roma dai passanti, rischiò il linciaggio come pena suppletiva, e popolare, ai procedimenti giudiziari cui era sottoposto anche per altri motivi.

          Salvini.jpg  C’è chi, condizionato dalla politica che serve di giorno e di notte, al mare e in montagna, indossando i panni di leader di partito o di esponente di governo, o rimanendo a torso nudo fra un cambio d’abito e l’altro, ha reagito alla tragedia di Genova, dove è crollato in pieno giorno un viadotto autostradale provocando non si sa ancora di preciso, mentre scrivo, quanti morti e feriti, se l’è presa con l’Europa e i suoi vincoli. Che impedirebbero la manutenzione delle nostre cosiddette infrastrutture. Mi riferisco naturalmente a Matteo Salvini, leader della Lega in grande crescita elettorale, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno.

            Neppure i grillini, alleati di governo di Salvini e non certo entusiasti dell’Europa e dei suoi parametri, si sono spinti a tanto nelle reazioni alla tragedia genovese. E meno male che si sono trattenuti, forse ricordandosi della posizione da loro assunta cinque anni fa proprio a Genova contro una nuova opera pubblica chiamata “Gironda di Ponente”, con la quale si pensava già allora di sostituire o comunque alleggerire il traffico sul viadotto caduto ieri.

            I grillini liquidarono allora come “una favoletta” il rischio avvertito da tecnici e amministratori di altre aree politiche di un “imminente crollo del Ponte Morandi”. Che è quel tratto di viadotto che è appunto caduto trascinandosi appresso le auto e le vite che incolpevolmente vi scorrevano sopra. Era già dal 2009 che si era posto il problema di una scelta avveduta tra l’abbattimento o l’ulteriore, forse ancora più costoso rafforzamento sistemico di un’opera costruita con altre previsioni di traffico.

            Non è proprio un bel vivere in Italia, sotto tutti i punti di vista, neppure o specie quello della politica.

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