L’assordante silenzio di Sergio Mattarella mentre cambiano gli scenari europei, e non solo

Schermata 2018-08-30 alle 07.25.41.jpg            Dal giorno dei funerali di Stato delle vittime del crollo del viadotto Morandi a Genova il presidente della Repubblica non si è fatto più sentire né vedere. Il suo è diventato un silenzio davvero assordante di fronte agli  sviluppi di una furiosa polemica fra Roma e Bruxelles, con le ripetute minacce dei due vice presidenti del Consiglio di ridurre unilateralmente o di sospendere il versamento delle quote associative all’Unione Europea. E con l’incontro appena svoltosi a Milano, nella sede governativa della Prefettura, fra il vice presidente leghista del Consiglio, nonché ministro dell’Interno, Matteo Salvini e il premier ungherese Victor Orbàn. Alla cui comune aspirazione a cambiare davvero verso all’Europa in direzione del cosiddetto sovranismo si è proposto come antagonista il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Che, in verità, quanto a sovranismo non scherza neppure lui con i respingimenti di immigrati che la sua polizia pratica a Ventimiglia, al confine con l’Italia.

            Sullo sfondo della contesa di leadership e quant’altro fra Macron e Salvini il buon Emilio Giannelli nella vignetta confezionata per la prima pagina del Corriere della Sera ha in qualche modo scomodato il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Che ha immaginato in attesa di decapitazione davanti ad una ghigliottina presidiata da Salvini.

            Pur con la licenza della satira, Giannelli ha colto nel segno e aiuta a capire il disagio sottinteso al lungo silenzio del capo dello Stato. Che già durante la crisi successiva alle elezioni politiche del 4 marzo avvertì leghisti e grillini con le buone, ma anche con le cattive, intervenendo nella formazione della lista dei ministri, quanto si sentisse garante degli impegni internazionali dell’Italia, delle sue alleanze in Europa e altrove, oltre che dei risparmi degli italiani minacciati anch’essi con i cambi di campo a livello continentale ed extra.

           Schermata 2018-08-30 alle 07.30.50.jpg E’ significativo che sia comparso nei giorni scorsi proprio sul Corriere della Sera un editoriale del senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti per segnalare come i rapporti dell’Italia con gli altri paesi, all’interno e all’esterno dell’Unione Europea, stiano cambiando, se non siano giù cambiati del tutto, senza nessun passaggio parlamentare. Cioè, senza che il governo si fosse premurato di esporre i suoi progetti al Parlamento e di ottenerne il consenso. Che in una Repubblica appunto parlamentare sarebbe il minimo del dovuto.

            Resta ora da capire se il capo dello Stato continuerà a rimanersene silenzioso, aspettando magari che tutti i problemi, emersi e sommersi, vengano come nodi al pettine nel cantiere della legge sul bilancio, al rientro del ministro dell’Economia Giovanni Tria dal suo viaggio in Cina, o non si convincerà invece della opportunità, o necessità, di intervenire anche prima, temendo che si faccia troppo tardi.

 

 

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La polemica sui curiosi “detenuti” sulla nave Diciotti a Catania

              Mi spiace che il mio articolo si sia prestato a una così distorta interpretazione. La “barzelletta” da me lamentata non consisteva nella visita della rappresentante del Garante, la cui figura apprezzo, per carità, ma nel fatto che quella visita potesse essere o apparire una prova che sulla nave Diciotti ci fossero dei detenuti. Che il pubblico ministero di Agrigento ha ritenuto essere stati arrestati illegalmente, con tanto di contestazione del corrispondente reato al ministro dell’Interno e al suo capo di Gabinetto, chiamati a risponderne con le procedure e le competenze del cosiddetto tribunale dei ministri.

            Colgo l’occasione per condividere una volta tanto un’’osservazione di Marco Travaglio sull’insospettabile Fatto Quotidiano, dove pur nel contesto di un attacco al “cazzaro verde” Salvini si fa notare che il sequestro di persona e l’arresto illegale, contemporaneamente contestati al ministro dell’Interno oltre al solito abuso d’ufficio, si elidono a vicenda. O c’è stato un arresto illegale o c’è stato un sequestro di persona, ma tutti e due insieme non stanno in piedi, come non starebbe in piedi scambiare la visita di un garante dei detenuti, e di persone private comunque della libertà, per una prova che il pattugliatore della Guardia Costiera ancorato nel porto di Catania fosse ormai diventato in quei giorni un carcere galleggiante . (f.d.)

 

 

 

Risposta alla lettera di protesta del Garante dei Detenuti a Il Dubbio 

 

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