Che cosa succede al Corriere della Sera, il più diffuso ma da due giorni anche il più inquieto giornale italiano? Due vignette di Emilio Giannelli hanno proposto ai lettori a distanza di 24 ore l’una dall’altra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in ambasce, avvolto e ingobbito nel suo abito scuro.
Giovedì il capo dello Stato risultava in attesa di salire al patibolo e per lasciarsi tagliare la testa da un imponente Matteo Salvini, ancora gonfio d’orgoglio per l’incontro avuto nella Prefettura di Milano col premier ungherese Viktor Orbàn, fiero a sua volta di avere finalmente trovato il successore dell’amico ma ormai vecchio Silvio Berlusconi in Italia. Di venerdì il presidente si è trovato tutto solo nell’Italia ormai staccatasi dalle Alpi e galleggiante come un’isola sul mare, in attesa di accogliere un barcone di immigranti, evidentemente sfuggito a qualche controllo o ordine di Salvini, sempre lui, il vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno.
L’impressione, ricavata dalla prima vignetta, che al Corriere della Sera si aspettassero l’interruzione del silenzio del presidente della Repubblica, visto anche che il giornale di via Solferino dispone del quirinalista più attrezzato sulla piazza, si è rafforzata con la seconda.
In effetti, bisogna riconoscere che da quando è cominciato il silenzio del capo dello Stato, tornando in Sardegna dai funerali di Stato delle vittime del crollo del viadotto Morandi a Genova, di fatti curiosi, diciamo così, e assai prossimi alle sue competenze costituzionali ne sono accaduti.
Per non parlare delle solite complicazioni giudiziarie, con un pubblico ministero che continua a cercare reati da contestare a un ministro dell’Interno dopo averne annunciato il deferimento ad altra Procura e tribunale, i titoli del debito pubblico italiano sono diventati più onerosi. I due vice presidenti del Consiglio, grillino e leghista, si sono inseguiti a minacciare di non pagare più le quote associative dell’Italia all’Unione Europea. Il presidente del Consiglio, stanco di dipendere dai suoi vice, ha cominciato a lanciare segnali di insofferenza, interrogandosi forse pure lui se non avesse avuto ragione proprio Mattarella a nutrire e manifestare pubblicamente a giugno dubbi sulla sua capacità di tenuta a quel posto, sprovvisto com’era di qualsiasi esperienza “elettiva”, cioè politica.