Mario Draghi troppo adatto agli Esteri per andarvi davvero…

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Fra le immagini dei leader al seggio per votare quelle che mi hanno colpito di più sono di Mario Draghi. Che è stato formalmente il più estraneo alla campagna elettorale ma ha finito per contrassegnarla di più a causa della fiducia che ha saputo infondere sull’Italia  all’estero anche in questa occasione, avvertito come il più affidabile dei suoi connazionali. “Un gigante in confronto ai nani della politica che non conoscono né dimostrano il suo senso del dovere”, ha scritto su Domani Curzio Maltese riconoscendogli il merito di avere “tracciato un sentiero fondamentale per il nostro paese che alcuni leader proveranno  a ripercorrere, anche se lui non ci sarà più a guidarli. Per nostra fortuna continuerà ad avere un ruolo importante in Europa”. Lo credo anch’io.

Il presidente del Consiglio uscente

In un Paese minimamente normale, che non si invaghisca del guitto di turno e che non si strappi le vesti per un risultato elettorale sgradito, gridando -per esempio- che Giorgia Meloni “si prende l’Italia” come in un colpo di mano, per farne chissà cosa,, quanto meno un’altra Ungheria secondo il vaticinio del Foglio, Draghi sarebbe in tutti i totonomi del novo governo come possibile ministro degli Esteri. Se lo aspetterebbe persino quel drammatico svitato ormai di Putin a Mosca, pur dopo avere brindato alla notizia delle sue dimissioni da presidente del Consiglio nell’estate politica più pazza che abbia vissuto l’Italia.

Curzio Maltese su Domani

Ma più guardavo la faccia di Draghi al seggio di Roma dove ha votato e più mi convincevo, la notte scorsa, che mancherà un simile passaggio nella lunga crisi che ci aspetta fra l’insediamento delle Camere, la formazione dei gruppi parlamentari, le consultazioni di rito al Quirinale, il conferimento dell’incarico di presidente del Consiglio e la nomina dei ministri. E non so sin d’ora se dovermela prendere più con chi non gliene darà neppure l’occasione o con lui che la rifiuta al solo pensiero di provare la decima parte delle sofferenze procurategli dai partiti a Palazzo Chigi nei mesi scorsi, soprattutto negli ultimi dieci. 

Pubblicato sul Dubbio

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