Il draghismo di Carlo Calenda ha fatto il pieno dei consensi a Cernobbio

Titolo di Repubblica
Titolo del Corriere della Sera

In questa edizione, finita per essere elettorale, del raduno annuale degli imprenditori e finanzieri a Cernobbio il più applaudito dei leader politici è stato dunque Carlo Calenda. Lo hanno rilevato tutti i cronisti riferendo quello che hanno visto e sentito di persona, a cominciare da quelli del Corriere della Sera, il cui direttore Luciano Fontana ha peraltro condotto l’incontro degli ospiti in rappresentanza dei loro partiti o coalizioni: compreso quello anche fisicamente, oltre che politicamente, più lontano dall’uditorio come Giuseppe Conte, intervenuto in collegamento esterno. 

Persino alle orecchie del cronista del Fatto Quotidiano, Giacomo Salvini, è risultato chiaro il successo del rappresentante del cosiddetto terzo polo, considerato invece dalla Corte di Cassazione -legge elettorale alla mano- solo un concorrente “singolo” delle due coalizioni capeggiate nei sondaggi daGiorgia Meloni e da Enrico Letta. 

Dal Fatto Quotidiano

Chi si è avvicinato di più agli applausi di Calenda è stato, per il cronista del giornale di Marco Travaglio, proprio Enrico Letta, il segretario del Pd. E c’è una ragione, anche se non spiegata o esplicitata sul Fatto Quotidiano. Essa consiste   nell’apprezzamento di Mario Draghi da parte di entrambi: Calenda proponendosi di farlo rimanere a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni, o di farvelo tornare dopo un breve passaggio di un centrodestra troppo diviso su temi importanti per durare a lungo, ed Enrico Letta reclamando il merito di essere stato il Pd l’unico, fra i maggiori partiti della legislatura interrotta con lo scioglimento anticipato delle Camere, a non far mai mancare la fiducia al governo guidato appunto da Draghi. 

Gli altri, in effetti, dal MoVimento 5 Stelle  di Conte alla Lega di Matteo Salvini e alla Forza Italia di Silvio Berlusconi, gli hanno alla fine negato la fiducia. Giorgia Meloni, che ora ne condivide la cosiddetta agenda, non gliel’aveva mai concessa. 

Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Cernobbio

Di questa sintonia della giovane leader della destra italiana con l’agenda Draghi si è avuta a Cernobbio anche una prova concreta con quelle mani infilatesi fra i capelli da Giorgia Meloni mentre Matteo Salvini, sedutole accanto, ripeteva le sue critiche alle sanzioni contro la Russia convintamente adottate e tuttora sostenute da Draghi per la guerra di aggressione all’Ucraina.  Eppure la Meloni -ha raccontato un cronista, cronometro alla mano- non ha mai strappato a Cernobbio un applauso superiore ai dieci secondi. Draghi è Draghi, insomma, agli occhi, alle orecchie e al cuore di un certo pubblico certamente non sprovveduto, Calenda é Calenda e la Meloni è Meloni. 

Titolo del Giornale

Tiepido, a dir poco, è stato quel pubblico anche nei riguardi di Forza Italia rappresentata da Antonio Tajani, peraltro scontratosi con Calenda a Cernobbio per difendere il campo elettorale azzurro dalle incursioni del cosiddetto terzo polo. “La farsa di Calenda”, ha titolato non a caso su tutta la prima pagina il Giornale della famiglia Berlusconi.

Titolo di Domani
Titolo di Libero

I malumori berlusconiani per il draghismo di Calenda, e Renzi, sono stati espressi a Libero da quella che il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti ha definito “lady B”. E’ la deputata uscente -e ricandidata di ferro, in collegio superblindato- Marta Fascina, convinta che “non sia rispettoso per la sua persona proporre o suggerire ruoli che possa rivestire” Mario Draghi. Il quale però, almeno sino a questo momento, non si è mostrato infastidito dall’attenzione, chiamiamola così, che gli riserva il terzo polo. Egli si è limitato a non lasciarsi trascinare nella campagna elettorale da quei promotori del simbolo di “Italiani con Draghi” depositato al Viminale, e bocciato perché privo della trasparenza che sarebbe stata possibile solo col e per il suo consenso. Del resto, anche Domani, il nuovo giornale di Carlo De Benedetti, titola oggi in prima pagina, tra analisi, previsione, auspicio e quant’altro, “Draghi dopo Draghi”.

Ripreso da http://www.startmag.it e http://www.policymakermag.it

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