Il titolo che Libero ha dedicato in prima pagina alla storia di copertina di Giorgia Meloni –“Una formidabile donna politica con le mutande a posto”- appartiene alla serie delle preghiere a Dio di guardarci dagli amici.
Scomodare le mutande della sorella dei Fratelli d’Italia, e madre felice di una bambina, per esaltarla nel confronto –infelicemente sottinteso in quel titolo maldestro- con tutte le altre donne della politica italiana che partecipano alla campagna elettorale in corso per il rinnovo delle Camere, è di un gusto da fare rizzare i capelli. Dico i capelli, non altro.
Chiedo scusa a Giorgia Meloni, dall’alto o dal basso dei miei quasi ottant’anni, come preferite, per nome e per conto di tutti i giornalisti d’Italia, antipatizzanti o simpatizzanti che siano dei Fratelli guidati dall’ex ministra del centrodestra.
Chiedo scusa anche a tutte le donne della politica italiana che avessero l’abitudine di non portare le mutande, o di non averle comunque “a posto”, a insindacabile giudizio del censore di turno.
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