L’imbarazzo della scelta per la migliore rappresentazione delle polemiche -per ora nulla di più, in attesa di un progetto ben definito del governo- sul cantiere della riforma costituzionale aperto da Giorgia Meloni consultando le opposizioni è fra un commento di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera e una vignetta del Foglio, entrambi in prima pagina.

L’incipit del commento di Cazzullo sembra un controcorrente dell’indimenticabile Indro Montanelli , un pò più lungo del solito, ai tempi ormai lontani del Giornale da lui fondato nel 1974 lasciando proprio il Corriere spostatosi troppo a sinistra con la direzione di Piero Ottone. “Quando Charles de Gaulle -racconta Cazzullo- impose alla Francia la svolta presidenzialista uscì un pamphlet che monopolizzò la discussione pubblica. Si intitolava “Le coup d’Etat permanent”. L’autore considerava la riforma come un golpe ripetuto tutti i giorni, e giudicava i nuovi meccanismi costituzionali incompatibili con la democrazia. Il suo nome era Francois Mitterrand, e grazie a quella riforma e a quei meccanismi sarebbe stato presidente della Francia per quattordici anni”.

La vignetta del Foglio è ispirata non dal commento di Cazzullo, ancora sconosciuto a Makkox mentre la confezionava, ma dalla Meloni stessa, che il giorno prima aveva detto alla segretaria del Pd Elly Schlein di aspettarsi i ringraziamenti per la strada che le stava spianando con un lavoro paradossalmente sporco, utile più al futuro della sua concorrente che al proprio presente. Il vignettista ritrae la presidente del Consiglio, in abito una volta tanto tutto femminile, non certo in tenuta militare di degaulliana memoria, sfinita di questo e di altri lavori ancora e scettica dell’opportunità di spianare così tanto, garantendole “più poteri”, la strada al premerosà” inteso come premier rosa: la Schlein, appunto. Che in teoria dovrebbe aspirare a succederle nel 2027, essendo davvero improbabile un turno di elezioni anticipate, per quanti errori dovesse o addirittura volesse compiere l’attuale inquilina di Palazzo Chigi vanificando la maggioranza conquistata nelle urne il 25 settembre scorso.


Di fronte sia al commento di Cazzullo sia alla sua mezza traduzione o imitazione sul Foglio fa ridere davvero la vignetta del Fatto Quotidiano contro “la sora Costituente” Meloni, disegnata da Riccardo Mannelli alla presa sfottente con i suoi critici e avversari. E ancora più da ridere fa la serietà, gravità e quant’altro di Barbara Spinelli. Che sullo stesso Fatto, sempre in prima pagina, ammonisce che “la democrazia decidente” invocata dalla Meloni con la sua riforma costituzionale è “una trappola”, non un trappolone forse solo per ragioni grafiche, o di spazio.

Lo stesso si può dire e scrivere del “presidenzialismo tecno-populista” lamentato, denunciato e quant’altro sulla Stampa da Daniela Padoan, esperta dichiarata su Wikipedia di razzismo e totalitarismi del Novecento, e secolo evidentemente successivo.
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