La sinistra è morta, certifica lo psicanalista Recalcati

         Mentre la sinistra discute, al solito, come separarsi ulteriormente per poter poi ricomporsi in qualche altro modo, a spese dell’avversario o dell’antipatico di turno, lo psicanalista Massimo Recalcati, che penso l’abbia votata ogni tanto, se non sempre, ha avuto la bella idea di metterla sul lettino per esaminarla ben bene.

         Il risultato è stato a dir poco catastrofico per la paziente. Sentite che cosa Recalcati ha scritto procurando, credo, al segretario del Pd un piacere non da poco, specie in questi giorni, mentre tutti spulciano il suo libro Avanti per spedirgli quelli che potremmo definire nuovi avvisi politici di garanzia: “Matteo Renzi è colpevole di aver messo la sinistra di fronte al suo cadavere. Anziché fare il lutto della sua identità ideologica, essa preferisce, come spesso accade, imputare all’eterogeno la colpa della sua morte (già avvenuta)”.

         Caspita, viene voglia di dire. E di ripetere ancora più forte quando si vede per quale giornale il buon Recalcati ha scritto questo articolo sensazionale, per il tono e il contenuto. E’ la Repubblica fondata da Eugenio Scalfari e ora diretta da Mario Calabresi. Il quale nello stesso giorno in cui ha ospitato lo psicanalista Recalcati ha scritto un editoriale rigorosamente di sinistra, secondo l’accezione comune, raccogliendone tutta la delusione e preoccupazione per il rinvio all’autunno, e poi chissà ancora a quando, della legge nota come ius soli. Una legge –ritengo- purtroppo danneggiata dallo stesso nome che per errore le hanno voluto assegnare i promotori, facendola apparire per quella che non è, produttiva cioè della cittadinanza italiana a chiunque nasca nella penisola, magari un attimo dopo che la mamma vi ha messo piede sbarcando da una nave che l’ha soccorsa in mare.

         Solo un suicida, come la sinistra bella che morta certificata da Recalcati, poteva avere l’idea di chiamare così una legge dall’effetto per niente automatico. E in un periodo come questo, quando l’Italia subisce una immigrazione d’intensità quasi da invasione, procurandosi dall’Europa, nella migliore delle occasioni, parole di elogio, ma nulla di più.

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