Diavolo di un uomo, Sergio Marchionne ha accompagnato l’annuncio del trasferimento della produzione della Panda da Pomigliano in Polonia -per destinare lo stabilimento campano dal 2020 a veicoli di alta gamma, cioè di più importante e complesso livello- con una promessa che ha scatenato la fantasia più pruriginosa.
In particolare, l’amministratore della FCA ha promesso di aggiungere “una vocale” all’acronimo della sua azienda per renderne la pronuncia più facile, più lineare, com’era una volta la FIAT.
Intenzione eccellente, ma per vedere l’effetto che fa proviamo ad applicare una qualsiasi delle cinque vocali a disposizione di Marchionne, se non ne troverà o inventerà altre con l’aiuto di Beppe Grillo, che naviga notoriamente fra le stelle.
Con la vocale A la FCA diventerebbe FACA. Mah, che ne pensate?
Con la E la FCA diventerebbe FECA. Forse non è il caso, almeno in Italia.
Con la I la FCA diventerebbe FICA. Sarebbe un botto, almeno in Italia, anche ai fini promozionali, ma anche un po’ troppo imbarazzante o audace, per quanto ormai il linguaggio comune è diventato volgarotto.
Con la O la FCA diventerebbe FOCA: beh, sarebbe migliore, e più sobria della precedente, ma la parola assomiglierebbe più a un modello che a una marca d’automobile.
Con la U, infine, la FCA diventerebbe FUCA. Ma è il nome delle note fave lassative: non certamente il massimo per chi vuole acquistare un’auto per viaggiare, e non per andare di corpo. Sarebbe una variante di FECA.
E poi, quella C diventerebbe rischiosa per la facilità con la quale potrebbe essere scambiata per G. Si leggerebbe FUGA. Il Maurizio Landini di turno potrebbe gridare alla prova della volontà recondita di Marchionne e della sua azienda di voler fuggire dall’Italia. Magari solo per fuggire da lui, lo stesso Landini.
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