Conte travolto dai malumori sotto le cinque stelle dopo l’incontro con Draghi

Titolo di Repubblica

Già “piccola piccola” di suo, come l’ha definita la Repubblica nel titolo di testa di prima pagina, l’intesa di Palazzo Chigi fra Conte e Draghi, o viceversa, con quella “disponibilità” annunciata dal presidente dei 5 Stelle a continuare la collaborazione di governo a condizione di un “forte segnale di discontinuità”, è svanita  in poche ore per le dure reazioni fra i grillini all’impressione ricavata dal presidente del Consiglio, e resa pubblica non so se a caso o apposta, di un colloquio “positivo e collaborativo”. 

Cronaca dell’assemblea dei parlamentari grillini sul Fatto Quotidiano

Riuniti in assemblea, i parlamentari pentastellati si sono praticamente rivoltati a Conte, che pure aveva cercato di trattenerli correggendo Draghi con questa assicurazione, testualmente riportata dal Fatto Quotidiano; “Il tempo è già scaduto. Questo governo deve cambiare marcia. E io a Draghi non ho dato alcuna rassicurazione sulla nostra permanenza. Noi non stiamo qui a reggere il moccolo al grande centro o alla destra”. Per cui evidentemente starebbero lavorando lo stesso Draghi e forse anche Enrico Letta, il segretario del Pd tentato dal pessimismo sui 5 Stelle e quindi dall’interesse a interloquire di più, e meglio, con quell’area di centro che viene spesso chiamata “il partito di Draghi senza Draghi”, comprensivo anche di Luigi Di Maio. Che proprio ieri ha voluto ostentare la sua visita a casa di Beppe Sala: il sindaco di Milano ben visto in quell’area e già espostosi compiacendosi praticamente della scissione del MoVimento 5 Stelle consumata dal ministro degli Esteri.

Ma torniamo all’assemblea dei parlamentari rimasti nel MoVimento e riunitisi dopo l’incontro di Conte con Draghi. Non bastando evidentemente la versione battagliera dell’incontro data da Conte per coprirsi sul versante radicale, è caduta -ha raccontato il cronista del Fatto Quotidiano- “una pioggia di interventi che chiedono di uscire subito dal governo, o quanto meno di chiedere agli iscritti online se restare o no. “Un plebiscito” osserva un deputato. E un altro segnale a Conte, un leader in mezzo a mille fuochi”.

Dal Fatto Quotidiano
Titolo del Fatto Quotidiano

Tra i mille fuochi c’è però proprio Il Fatto Quotidiano, smanioso di una rottura e punto ormai di riferimento dei più ostili a Draghi. Conoscendone gli umori, e l’influenza sulla base del MoVimento, Conte ne aveva ricevuto alcune ore prima il cronista nella sua stanza, in maniche di camicia, dicendogli, cioè ammiccandogli: “La nostra comunità sta con un piede fuori dal governo”. Ma al direttore Marco Travaglio queste parole non sono bastate, diventando in un vistoso titolo di prima pagina: “La comunità 5Stelle è già fuori”. Che è cosa ben diversa, nel contesto di un “colloquio”, anziché di un’intervista che forse si sarebbe esposta di più a una smentita. 

Travaglio su Conte

Va da sè naturalmente che Travaglio e tutti quelli che la pensano come lui sotto le 5 Stelle o dintorni danno per scontata una risposta negativa di Draghi alle attese e richieste del MoVimento, elencate in un documento di nove punti. “Se prevarranno i no- ha scritto il direttore del Fatto Quotidiano- Conte dovrà scrollarsi la nomea di Sor Tentenna e Re dei Penultimatum chiamando subito gli iscritti a votare l’addio al governo e/o alla maggioranza. Però a quel punto non sarà più lui a uscirne, ma Draghi a cacciarlo”. Meglio quindi farebbe Conte a rompere senza neppure attendere che trascorra tutto il mese di luglio, più o meno, lasciato al presidente del Consiglio per una risposta.

Titolo di Avvenire
Titolo della Stampa

Se sarà crisi, soltanto “rinviata” anche secondo La Stampa, o “congelata” secondo Avvenire, saranno dolori di pancia, a dir poco, sotto le 5 Stelle per quelli che sperano ancora nella possibilità di fare opposizione per tutto il tempo che rimarrà della durata ordinaria della legislatura, sino a marzo 2023. E ciò un pò per maturare a settembre prossimo il tanto malfamato vitalizio e un pò per convincere dall’opposizione un pò di elettori a non fuggire, o addirittura a tornare.

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