La pressione del sangue, e quella politica, di Maria Elena Boschi…

Invidio l’ironia di Vauro Senisi. Che in una vignetta pubblicata dal Fatto Quotidiano, purtroppo solo in fondo alla prima pagina, schiacciata sotto una specie di manifesto contro “la banda” renziana che starebbe, anzi avrebbe già distrutto il Paese, ha lodevolmente cercato di fare sorridere, e non indignare i lettori.

Lodevolmente, perché in questa maledetta storia della dissestata Banca Etruria la figlia dell’allora vice presidente Pier Luigi Boschi, Maria Elena, già ministra della riforme con Matteo Renzi e ora sottosegretaria di Paolo Gentiloni alla presidenza del Consiglio, è stata solo goffa, non criminale.

Goffa, perché si è occupata dell’affare riguardante il suo territorio elettorale, e non solo il padre, con una ingenuità disarmante, senza mai pensare -come avrebbe fatto invece un politico o una politica di maggiore esperienza- all’uso strumentale che gli avversari avrebbero potuto fare delle sue iniziative. Per esempio, senza coprirsi le spalle con una telefonata al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, impedendogli così di poter poi andare a dire a una commissione parlamentare d’inchiesta, mandando in sollucchero opposizioni e antipatizzanti,  di essere  stato all’oscuro dell’attività della sua giovane collega di governo, e di non avere delegato né a lei né ad altri funzioni e competenze che spettavano a lui.

In questa faccenda insomma c’è stata goffaggine, ripeto, ingenuità, leggerezza, non il compimento di un reato. La ministra, e ora sottosegretaria, ma in una postazione che vale più di quella di un ministro di media stazza politica, si è mossa per informarsi, e magari anche per raccomandare -inutilmente- una soluzione della crisi del credito aretino piuttosto che un’altra, ma non per delinquere. Non per fare “pressione” indebita, come hanno chiarito onestamente davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta le stesse persone da lei contattate e scambiate con malevolenza dalle opposizioni per testimomi d’accusa o persino per pubblici ministeri.

E’ proprio sulla pressione, sul concetto di questa parola, che Vauro ha scherzato ridendo e facendomi ridere, e pensando forse -ahimè- di far ridere anche il direttore del Fatto Quotidiano, oltre ai lettori comuni, quando ha fatto sedere la Boschi nella sua vignetta davanti a un medico perché gliela misurasse. Ma la pressione del sangue, accertabile con tanto di apparecchio, si può mescolare solo con lo scherzo del plurale a quella politica addebitatale dagli avversari in questa guerra elettorale che è ormai diventata la vicenda della Banca Etruria: elettorale e niente di più, a pochi giorni ormai dallo scioglimento delle Camere.

Personalmente, ci rido su volentieri. Anche per non piangere sullo stato al quale è ridotta la politica italiana con una lotta tribale di tutti contro tutti, e tutto. Quando si perde anche la capacità e la voglia di sorridere, o si sorride solo per scherno, come fa sistematicamente in televisione il direttore del Fatto Quotidiano quando si confronta con altri che la pensano diversamente da lui, è davvero la fine.

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