Già sospettato di concorso esterno, diciamo così, in associazione renziana per non avere attaccato frontalmente il segretario del Pd nel raduno del primo luglio nella piazza romana dei Santi Apostoli, delegando questo compito al solito Pier Luigi Bersani, unico peraltro a condividere il palco con l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia é ora letteralmente nei guai per avere abbracciato nella festa milanese dell’Unità Maria Elena Boschi. Sì, proprio lei: già ministra delle riforme e dei rapporti col Parlamento nel governo di Matteo Renzi e ora sottosegretaria alla presidenza del Consiglio nel governo del conte Paolo Gentiloni.
La Boschi alla festa dell’Unità, per quanto lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci non abbia nulla da festeggiare, essendo riscomparso dalle edicole, si sentiva giustamente a casa sua e ha ritenuto di condividere e ricambiare le carinerie dell’ospite, che aveva annunciato di sentirsi lì a casa sua anche lui, abituato ad accorrervi sin da quando era giovane.
Quell’abbraccio fra la donna di fiducia politica di Renzi e Pisapia, che il mio computer si ostina a chiamare invece Risappia costringendomi a correggerlo ogni volta che ne scrivo, ha provocato la rivolta di tutti gli antirenziani in servizio permanente effettivo. I quali affollano il Pd rovesciato in Dp con la scissione promossa e consumata da Bersani, Massimo D’Alema e compagni, fra cui l’ex capogruppo piddino alla Camera Roberto Speranza, affrettatosi a condividere e spiegare il malcontento provocato dall’ex sindaco di Milano.
Questo spettacolo di almeno cattiva educazione spiega come meglio non si potrebbe ciò che accade a sinistra del Pd, dove si reclama o si promette, secondo i gusti, o le attese, un centrosinistra “largo”, ma non tanto da comprendervi il maggiore dei partiti di quell’area. Che potrebbe esservi ammesso, o riammesso, solo se e quando trovasse il coraggio di cacciare il suo segretario, pur avendolo appena confermato nelle primarie congressuali col 70 per cento dei voti.
Personalmente, non mi meraviglia la schizofrenia di una sinistra che reclama una strada larga ma ne percorre ostinatamente una sempre più stretta. E’ una vecchia realtà da psicanalisi, più che da analisi politica. La divisione e il settarismo sono nella natura di questo tipo di sinistra, come lo scorpione che punge e affoga con la rana sulla quale è salito per attraversare il fiume.
Mi meraviglia piuttosto che Pisapia abbia sinora reagito alla schizofrenia di questa sinistra annunciando solo la sua indisponibilità a candidarsi con essa alle elezioni. E non abbia invece ancora deciso, specie dopo l’episodio dell’abbraccio con la Boschi, di rinunciare alla sua avventura. Cioè al tentativo di mettere Insieme, obbligatoriamente al maiuscolo, come nel logo del raduno nella piazza romana dei Santi Apostoli, ciò che insieme, al minuscolo, non sa e non vuole stare perché non è mai stato, come lo scorpione appunto, nella sua natura.
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