A riprova che le bugie hanno le game corte, anche quando sono confezionate in nome di grandi ideali e battaglie civili, come l’antisessismo, l’antirazzismo eccetera eccetera, si è scoperto quello che era già intuibile quando fu annunciata la soppressione della trasmissione televisiva di Paolo Perego del sabato pomeriggio su Rai 1.
L’argomento della puntata -perchè le donne dell’est piacciono agli italiani- era stato approvato senza alcuna difficoltà dai responsabili della struttura e del canale su cui sarebbe stata trasmessa.
Nè si può dire che la soppressione disposta dall’azienda, nonostante il rispetto di tutte le procedure da parte della conduttrice, sia stata causata dallo spazio eccessivo che la Perego avrebbe lasciato -diciamo pure che ha lasciato- a qualche ospite poco rispettoso della peculiarità dell’azienda e del pubblico. Non lo si può dire perché l’intervento contro la trasmissione è stato motivato solo con l’argomento scelto per quel pomeriggio infelice. Un argomento talmente banale, dato l’interesse che esso obiettivamente suscita, che nessuno degli uffici preposti al controllo, ripeto, aveva avuto da ridire.
A quel punto, la presidente e il direttore generale della Rai, per essere coerenti con le loro reazioni conformi a quelle esterne di natura prevalentemente politica, intesa in senso laico, avrebbero dovuto procedere ad una epurazione, addirittura.
Invece si è sparato contro la Perego come con una mitragliatrice contro una papera, senza doppi sensi.
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