Oddio, che ha combinato la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, oltre ad avere quel nome troppo lungo per certi gusti e ad avere indetto una gara d’appalto “da casta” sulla distribuzione
della posta del Senato con “pony express in giacca e cravatta”, per guadagnarsi un’intimazione di sfratto addirittura dal mio amico Antonio Padellaro? Che nella redazione del giornale da lui stesso fondato può ben ritenersi un mite rispetto agli altri.
La signora in una intervista al Corriere della Sera ha soltanto osato, e non per la prima volta, dolersi delle condizioni costrittive, diciamo così, in cui si trova il Parlamento per i tantissimi decreti legge e decreti presidenziali del governo e per lo stato di incertezza e di
confusione che grava sul Paese. Che è così stato tanto avvertito nella stessa maggioranza governativa che si sprecano inviti e proposte di “nuova fase”, “verifica”, “rimpasto”, “tavolo” negoziale, “contratto” e via discorrendo. E ciò per non parlare
della crisi del maggiore movimento della coalizione governativa, sull’orlo
di una scissione da possibili percorsi giudiziari, addirittura. O per non parlare, ancora, dei moniti alla concretezza e pacificazione che si levano continuamente dal Quirinale. Dove Padellaro teme che una come la Casellati possa arrivare un giorno o solo recarvisi come supplente in caso di impedimento momentaneo del presidente della Repubblica.
Via, Antonio, calmati.
Pubblicato sul Dubbio
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