C’è chi troppo ottimisticamente, magari incoraggiato da un’analisi spietata degli errori di Beppe Grillo firmata sul Fatto Quotidiano personalmente dal direttore Marco Travaglio, si è messo subito a scherzare sulla fatica di trovare ancora, nei giornaloni e dintorni, estimatori, simpatizzanti e simili del comico genovese e delle sue truppe. Troppo ottimisticamente, perché ci sarebbe piuttosto da sorprendersi non dico dalla nostalgia, che sarebbe eccessiva, ma dal disappunto o addirittura dalla preoccupazione che si avverte da varie parti per la crisi che si è sicuramente aperta nel movimento delle 5 stelle. Che è riuscito a rimanere in partita per i ballottaggi comunali del 25 giugno in 10 piccoli Comuni su 140: per esempio a Carrara. Dove magari, se riuscirà a vincere, il candidato di Grillo gli farà alzare in qualche piazza una bella statua in marmo locale.
“Meglio non vendere la pelle del Grillo”, ha ammonito su Repubblica Ilvo Diamanti. La sconfitta è solo frutto del sistema elettorale per i Comuni, ha detto Massimo Cacciari prevedendo risultati del tutto diversi nelle elezioni politiche, alle quali peraltro non si sa ancora con quali regole si potrà o dovrà andare. E comunque dimenticando che il sistema elettorale dei Comuni è lo stesso che un anno fa ha permesso ai grillini non di vincere ma di stravincere, portandoli in molti ballottaggi e portandoli alla conquista di città come Roma e Torino.
Altri dall’alto dei loro incubi si sono chiesti che cosa potrà accadere del o col quaranta per cento di astenuti registrato domenica scorsa, ora che rischia di franare la diga contro chissà quali e quante rivolte rappresentata -pensate un pò- da quel movimento di moderati che tutto sommato sarebbero, secondo loro, i seguaci del comico genovese.
Persino Silvio Berlusconi, dato anche dai suoi più incalliti avversari come un possibile beneficiario della crisi grillina in uno scenario nuovamente bipolare, e preferito sotto sotto, ma neppure tanto, da molti nemici di Renzi a sinistra, ha invitato alla calma, spiazzando il direttore del Giornale di famiglia, che nel suo editoriale già ne gustava la vittoria alle prossime elezioni politiche.
Con sintesi felice, anche se un po’ volgarotta, come al solito, su Libero hanno titolato su tutta la prima pagina che lo stesso Berlusconi e il segretario leghista Matteo Salvini “anzichè approfittare” della crisi sia di Grillo sia di Renzi,”fanno a gara a chi ce l’ha più lungo”. E infatti l’ex Cavaliere continua a reclamare il ritorno al sistema proporzionale per non avere il fastidio di doversi davvero alleare con Salvini, non avendo più l’età, i voti e quindi la capacità contrattuale degli anni della Lega di Umberto Bossi.
Questo ed altri spettacoli mi ricordano un po’ i tempi di Ciriaco De Mita alla segreteria della Dc, che per paura di Bettino Craxi, al quale comunque sarebbe stato costretto a cedere Palazzo Chigi nel 1983 per quattro anni, si rammaricava di ogni arretramento elettorale del Pci. Che pure era, o avrebbe dovuto essere, l’avversario storico dello scudo crociato.
Gli anni passano ma i vizi di certa politica -quella del risentimento e del partito preso- evidentemente restano.
Rispondi