Draghi ha cambiato passo dopo la scissione grillina. Travaglio ne fa un giallo

Sarà un caso -contrariamente alla visione giallistica, come vedremo, dei tifosi di Giuseppe Conte- ma da quando si è consumata la scissione del MoVimento 5 Stelle ad opera del ministro degli Esteri, che ha fatto perdere alla sua ex formazione la  maggioranza relativa in Parlamento, il presidente del Consiglio Mario Draghi si muove con più decisione e sicurezza, sia sul piano internazionale sia sul piano interno. 

Vignetta del Secolo XIX
Titolo del Corriere della Sera

Sul piano internazionale, favorito anche da una fitta agenda e da informazioni di prima mano, Draghi ha appena sfidato Putin annunciandone il declassamento della partecipazione al prossimo G20, che si svolgerà a Mali in autunno. Proprio da fonte indonesiana egli aveva saputo che il capo del Cremlino riceverà un invito ad intervenire a distanza, impietosamente tradotto in uno “scandinato” da una vignetta sul Secolo XIX.

Titolo della Stampa

Putin, la cui ferocia nella guerra all’Ucraina è continuamente denunciata da Draghi  a supporto della convinzione che non si dovrà consentirgli di vincere; Putin, dicevo, non ha gradito e ha sfidato il presidente del Consiglio italiano a sua volta dicendo che sulla sua penalizzante assenza fisica dal G20 non sarà lui a decidere. Si vedrà. Intanto Draghi ha conquistato le prime pagine.

Titolo della Stampa

Sempre sul piano internazionale si avverte un pò lo zampino di Palazzo Chigi anche nelle trattative svoltesi con successo dietro le quinte per rimuovere, in occasione del vertice Nato a Madrid, il veto turco all’adesione di Svezia e Finlandia all’alleanza atlantica. Alle cui forze peraltro l’Italia si appresta ad aumentare il suo apporto portandolo a 10 mila uomini. 

Sul piano interno, pur consapevole dello scontro che la sua decisione comporterà con Giuseppe Conte e ciò ch’è rimasto delle 5 Stelle, Draghi ha tratto le conseguenze operative dalle sue ripetute e pubbliche opinioni espresse -anche in sede europea- contro il cosiddetto bonus edilizio delle facciate, prestatosi a una mole impressionante di truffe e sprechi.  E’ stato annunciato che non ci saranno proroghe, per quanto sostenute dall’ex presidente del Consiglio. 

Fotomontaggio del Fatto Quotidiano
Titolo del Fatto Quotidiano

La visione giallistica di tutto questo, cui si accennava all’inizio, è quella proposta dal Fatto Quotidiano, su informazioni ricevute dal sociologo Domenico De Masi, che a sua volta le avrebbe ottenute direttamente da Beppe Grillo, circa una richiesta dello stesso Draghi al “garante” del MoVimento 5 Stelle di “far fuori Conte”. Si spiegherebbe così anche la decisione con la quale, appena arrivato a Roma per la sua missione  di ricognizione e d’ordine dopo la scissione operata dal ministro degli Esteri, Grillo avrebbe comunicato la sua contrarietà ad una crisi di governo, o -come preferite- il suo forte sostegno a Draghi. Dalla cui squadra ministeriale -avrebbe poi precisato il garante di fronte al malumore di tanti parlamentari- il movimento potrebbe pure ritirarsi, ma senza uscire anche dalla maggioranza e passare all’opposizione. 

Federico Capurso sulla Stampa
Titolo interno della Stampa

In verità, notizie analoghe a quelle del Fatto Quotidiano su pressioni di Draghi contro Conte, presumibilmente rivelate dallo stesso Grillo parlando con i parlamentari pentastellati, sono state raccolte e rilanciate, sia pure meno clamorosamente rispetto al giornale di Marco Travaglio, dal quotidiano La Stampa in un articolo dell’abitualmente informato Federico Capurso. Che tuttavia descrive così l’approccio di Grillo con i suoi interlocutori nella missione romana, ma forse più in generale, ogni volta che si trova a parlare di politica, come in una prosecuzione della sua antica professione di comico: “Lui ascolta, annuisce, ma come se l’indole, in fondo, fosse quella dell’uomo di spettacolo: non vuole scontentare il suo pubblico. Offre a ognuno la risposta che chiede”. Lo avrà fatto, magari, anche con Draghi, e col sociologo De Masi. 

Grillo fra le rovine dei fori romani e del movimento affidato a Conte

Titolo del Dubbio

Ci vorrebbero Dante e la sua divina commedia, in qualcuno dei gironi dell’inferno, per rappresentare ormai la vicenda umana e politica del MoVimento 5 Stelle. Che nacque nel giorno della festa di San Francesco del 2009 col proposito del compianto Gianroberto Casaleggio e del sopravvissuto Beppe Grillo per farci vivere tutti nella povertà felice   cercata dal patrono d’Italia e al tempo stesso per mandare a quel paese tutti i renitenti a quell’antico e rigenerante modello di vita. 

Arrivato addirittura nel giro di soli quattro anni a sfiorare nel 2013 la vittoria sul malcapitato Pier Luigi Bersani, del Pd, che prendendoli in parola pensò di poterne ottenere l’aiuto ad un governo “di minoranza e di combattimento” di spirito appunto  francescano, il movimento arrivò in altri quattro anni a conquistare, nel 2018, con la maggioranza relativa la posizione “centrale” in Parlamento che era stata per tanto tempo della Democrazia Cristiana. 

Conte a rapporto dal garante
Grillo in albergo a Roma

In soli quattro anni tuttavia di governo, nel quale ha avvicendato come alleati o soci occasionali quasi tutti i partiti, presiedendo addirittura con Giuseppe Conte, presentatosi al pubblico come “avvocato del popolo”, due dei tre esecutivi avvicendatisi in questa legislatura, il movimento ha perso per strada un pò di pezzi. L’ultimo dei quali, uscitone al seguito di Luigi Di Maio, gli ha dato il penultimo colpo facendogli mancare la maggioranza relativa in entrambe le Camere, a vantaggio della Lega di Matteo Salvini. 

L’ultimo colpo in questa commedia un pò meno divina di quella di Dante se lo contendono curiosamente -sotto gli occhi immagino sgomenti di Mario Draghi a Palazzo Chigi, fra un summit internazionale e l’altro cui partecipa nel contesto di una guerra vera, quella in Ucraina con tutti gli effetti collaterali-  il segretario del Pd Enrico Letta e il fondatore residuo e garante dello stesso movimento, Beppe Grillo. Il segretario del Pd succhiandone le ultime risorse elettorali in quello che doveva essere il “campo largo” dei progressisti ma sta diventando solo il campo più largo semplicemente di quello cui Matteo Renzi aveva ridotto il partito nel 2018. L’altro, Grillo, correndo a Roma non per soccorrere l’infortunato Conte ma per dare praticamente  ragione a chi l’aveva di fatto investito con la scissione, cioè di Di Maio. 

Titolo del Dubbio di ieri

Guardate che non vi sto raccontando una balla prendendola per spirito di gruppo o di redazione come preferite, dalla prima pagina di ieri del Dubbio. Dove si gridava lo stop di Grillo a Conte per lasciare ben saldo Draghi a Palazzo Chigi, minacciato secondo Di Maio dalle tentazioni pur negate dallo stesso Conte di “disallineare” l’Italia dall’alleanza atlantica e dall’Europa nel fronteggiare la guerra di Putin all’Ucraina. E per negare agli aspiranti sotto le stelle un terzo mandato con apposita deroga al divieto voluto alla nascita del movimento, come se veramente tra i tagli apportati ai seggi con una riforma autoflagellante e la crisi elettorale sopraggiunta ci fossero le condizioni per  fare arrivare ancora qualcuno in Parlamento sotto quelle insegne o simili.  

Titolo del Fatto Quotidiano di ieri

Vi giuro che, nonostante l’amicizia, la colleganza e quant’altro con i colleghi di questo giornale, e fedele alla sua stessa testata, che è appunto Il Dubbio, ho diffidato dei primi lanci di agenzie e simili che rappresentavano Grillo più vicino a Di Maio che a Conte. Mi sono arreso alla realtà, decidendomi a scriverne, solo dopo avere letto, stropicciandomi gli occhi di prima mattina, il titolo di prima pagina dell’insospettabile Fatto Quotidiano dell’ancor più insospettabile Marco Travaglio, da mesi impegnato a consigliare a Conte, quando ancora disponeva sulla carta della maggioranza relativa in Parlamento, di staccare la spina a Draghi  per perdere il meno possibile -a suo avviso- alle prossime elezioni politiche. Eccovelo il titolo, di apertura per quanto modesta, del Fatto: “Grillo aiuta Di Maio: sì Draghi e 2 mandati”. “Il Garante – completava il messaggio nel cosiddetto occhiello- mette in difficoltà Conte” nella gestione di quel che è rimasto delle 5Stelle ,stampate in rosso. 

Alla luce delle “difficoltà” certificate da chi lo difende sino ad averne scritto come del migliore presidente del Consiglio avuto dall’Italia e averne denunciato la sostituzione a Palazzo Chigi come un omicidio, inferiore solo al “regicidio” lamentato dal mio amico e compianto Enzo Bettiza sul Giornale di Indro Montanelli quando fu costretto alle dimissioni il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon; alla luce, dicevo, delle “difficoltà” procurategli da Grillo ho avvertito persino qualche moto di solidarietà umana vedendo la foto di Conte  in arrivo a piedi, temo con un filo di sudore col caldo che fa in questi giorni anche a Roma, nell’albergo dove gli aveva dato appuntamento Grillo. E non credo, visto il racconto anche del Fatto, solo per contemplare il solito, pur suggestivo spettacolo dei resti dei Fori Imperiali: imponenti rispetto a quelli ormai del movimento fondato nel 2009. 

Dal Riformista
Titolo del Foglio

 C’è tuttavia da aggiungere che le rovine del movimento debbono essere poi apparse al garante superiori al previsto se ha raccolto dai parlamentari rimasti una voglia tale di crisi rigeneratrice di governo da avere concesso che si potrebbe, se proprio necessario, passare all’appoggio esterno a Draghi: non comunque all’opposizione.

Pubblicato sul Dubbio

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