
Non vorrei infierire sul Corriere della Sera alle prese con lo scoop sui “putiniani d’Italia”, che ha provocato anche le stizzite reazioni del sottosegretario delegato da Draghi ai servizi segreti, ma mi sembra francamente un pò troppo tirato il tentativo di trascinare Silvio Berlusconi oggi, sulla prima pagina del giornale milanese, nelle polemiche sulla guerra in Ucraina strumentalizzando -diciamo la verità- contro Mattarella un suo racconto sul bei tempi in cui aveva buoni rapporti con Putin e riusciva a dargli buoni consigli. Accadde a Pratica di Mare, quando pensò di arruolare il capo del Cremlino addirittura nella Nato, ma anche dopo. Per esempio, quando in cinque ore di colloquio telefonico, sempre da presidente del Consiglio, riuscì nel 2008 a dissuaderlo da una guerra alla Georgia analoga a quella in corso contro l’Ucraina.

Il racconto di Berlusconi ancor più nel titolo di richiamo dell’articolo in prima pagina che nel testo interno contrappone praticamente l’ex presidente del Consiglio e mancato presidente della Repubblica al confermato capo dello Stato. Che non avrebbe avuto, praticamente, né la tempestività, né la possibilità di un contatto diretto con Putin, nei mesi scorsi, per fermarlo sulla strada dell’invasione dell’Ucraina. Ma dello stesso Berlusconi si racconta la rivelazione fatta parlando al bar col pubblico dopo avere votato a Milano per i referendum ed essersi lamentato al solito della giustizia politicizzata: che, chiamatolo due volte in prossimità o a guerra appena iniziata, Putin si è sottratto all’amichevole abitudine di rispondergli. Perché allora -mi chiedo- mettere inutilmente Berlusconi in un’altra gara con Mattarella, dopo quella perduta di fatto nei mesi scorsi per la successione? L’uomo è sin troppo facile, a volte persino simpaticamente, a eccessi, svarioni, imprudenze, gaffe e simili. Non ha bisogno di aiuti.