

Putin è stato promosso o degradato, come preferite, a “sfollagente” nella redazione del manifesto, dove non sono mai stati tanto affascinati dal Cremlino, neppure ai tempi del Pci, da dove anzi furono espulsi nel 1969 proprio per le libertà che si prendevano nei riguardi di Mosca. In effetti, i 14 milioni di ucraini che, secondo stime delle Nazioni Unite, hanno dovuto abbandonare le loro case perché distrutte o in via di distruzione nella guerra di aggressione in corso da più di cento giorni potrebbero bastare e avanzare per fare di Putin uno sfollagente in forma, anzi il capo di tutti gli sfollagenti, compresi quelli naturali ai quali il mondo è più abituato, come i terremoti e derivati. Ma Putin ha altre ambizioni. Esclusa per ragioni di età e forse anche di salute, viste le diagnosi pressoché infauste che si procura ad ogni visita cui si presta a distanza con le sue apparizioni in tv, una conversione improvvisa alla musica con danza, fosse pure quella di Cajkovskij, l’uomo si è incoronato “schiaccianoci” fuori stagione. Sono di solito natalizi quegli schiaccianoci, appunto, di legno che usano regalare anche in Russia.

Le noci che Putin si è proposto di schiacciare in questi tempi di guerra da lui voluti sono le “nuove armi” che il presidente Joe Biden, dopo qualche esitazione fra razzi di corto, medio e lungo raggio ed altre diavolerie del genere, ha deciso di mandare agli ucraini, che quasi già assaporandole hanno cominciato una controffensiva nel Donbass, pur sembrato ormai completamente acquisito dalle truppe russe. Di nuove armi italiane invece Putin non ha parlato: quelle evidentemente non le teme anche perché chi gli sta intorno lo ha informato del “rischio” avvertito persino da un amico di Mario Draghi come il capo della delegazione legista al governo, Giancarlo Giorgetti, che dalle Camere il 21 giugno quel mezzo e presunto guerrafondaio del presidente del Consiglio venga sconfessato dalla coppia costituita da Giuseppe Conte e Matteo Salvini, in ordine sia alfabetico sia di consistenza parlamentare, per quanto non più elettorale, ormai.

Non è detto tuttavia che la coppia non scoppi un’altra volta, come nell’estate del 2019, perché sia Salvini sia Conte hanno un pò di problemi in casa, fra i leghisti e i grillini, che potrebbero esplodere coi risultati delle elezioni amministrative di domenica prossima, 12 giugno. Pensate un pò che Conte, il presidente del MoVimento 5 Stelle, per cercare di uscire indenne da questo turno di elezioni amministrative, come ha spiegato e titolato il giornale che ha più simpatie per lui, naturalmente Il Fatto Quotidiano, ha presentato “poche liste” e “zero sindaci” candidati, preferendo “più alleanze” col Pd di Enrico Letta. Dal quale tuttavia l’ex presidente del Consiglio dissente su nuovi aiuti militari all’Ucraina, per cui i due potrebbero rompere il 21 giugno, prima ancora del secondo turno, cioè dei ballottaggi, di queste elezioni amministrative, come molti forse nel Pd sotto sotto sperano, a cominciare addirittura dal segretario.

Ad Enrico Letta, ma soprattutto a Mario Draghi, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato è tornato a dare una mano ribadendo che “armare Kiev rispetta la Costituzione”, diversamente da quanto sostengono i pacifisti. E se lo dice lui, col ruolo che ha, un pò di credito glielo si può anche dare, come del resto al capo dello Stato. Che non immagina certamente un’Ucraina disarmata e abbandonata quando parla, com’è tornato a fare prima del concerto della festa della Repubblica, del necessario ritiro delle forze russe dai territori occupati del paese confinante.