ll caso ha voluto che vivessi la vicenda predatoria di Putin contro l’Ucraina seguendola negli ultimi sviluppi da una stanza d’ospedale, rivoverato per difendermi anche io -non so ancora con quale esito, o con quanta durata della tregua per ora strappata alla morte- da un predatore.
Il mondo, si sa, è pieno di predatori, ancora più inesorabili di quelli, chiamiamoli così, comuni o politici, perché ti esonerano dalla scomodità di discuterli, di processarli. Sono predatori che ti assalgono senza neppure la volontà di farti del male, ma solo per ricordarti e restituirti la tua naturale mortalità, anche quando hai cercato di onorare al meglio le occasioni che ti ha dato la vita.

Tutti abbiamo potuto vedere quanto disinvolto o feroce abbia saputo essere Putin nell’ abusare della sua natura di predatore, tanto a lungo nascosta ben bene grazie alla maggiore ferocia di alcuni suoi predecessori, alla prevedibile e ingenua difficoltà di non considerarlo capace di fare peggio e alla dabbenaggine di quanti gli hanno dato un credito immeritato. Di cui adesso non si sentono neppure in obbligo di scusarsi, assolvendosi da soli con la scusa di essersi trovati in numerosa e ben assortita compagnia. Di nomi non ne faccio perché è semplicemente inutile. Non proverebbero d’altronde il minimo disagio, dall’alto della loro presunta superiorità e sicura indifferenza.
Putin ha vinto, o sta vincendo, la sua partita. Come i terroristi vinsero la loro nel 1978 contro il mio amico Aldo Moro. E non crediate che sia esagerato il paragone. Non sarà neppure l’ultimo a riuscire a spuntarla e a fregarsene dell’indignazione generale, persino applaudito da pseudo uomini di fede convinti di averlo addirittura arruolato in una causa di rigenerazione di un’umanità’ depravata. Già, è potuto accadere
anche questo
Preferisco il mio predatore, sino a tenermelo ben stretto e a ringraziarlo di avermi riservato una fine comunque migliore di quella che riescono a produrre i predatori in carne e ossa. A Putin insomma preferisco, ripeto, il mio tumore, al quale riesco persino a risparmiare il rancore di una fiducia tradita. Mi sta privando della vita, non della mia libertà e della capacità, per quel che mi rimane, di amare i mei cari, e di non vederli abbattere dal cecchino di turno. Credete che sia poco?
Quando due giorni fa non ho trovato nella mail l’immancabile quotidiano articolo di ” graffidamato “che mi induce a seguire la politica nonostante tutto,ho avvertito un preoccupato stupore e stamattina ,trovandolo ancora ,mi sono sentita sollevata.Il contenuo però non me l’aspettavo… auguro che la preda riesca a sfuggire come tante volte succede nella vita che arriva una vittoria imprevista.
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Grazie, cara Maria.
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