
Privo ormai di ogni remora, ammesso e non concesso che ne abbia mai avuta qualcuna, e giocando anche lui sul binomio “bombe e dialogo” da cui si è lasciato ispirare oggi anche il manifesto, Putin è arrivato ad assoldare i peggiori mercenari per sostituire le truppe russe di cui evidentemente non si fida sul terreno e cercare di spuntarla. Lo spettacolo è francamente ignobile, come quello di chi lo copre anche dalle nostre parti scrivendo, per esempio, che pure i bombardamenti eseguiti ad una ventina di chilometri di distanza dalle frontiere ucraine con la Polonia sono stati meritati perché hanno colpito in realtà camuffamenti della Nato già operanti nel paese di Zelensky.
Di fronte a quello che accade da quelle parti, con le immagini televisive che parlano da sole, rendendo superflui gli ospiti dei salotti televisivi, potremmo anche consolarci col “ragioniere” Claudio Cerasa, come usa sfotterlo sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio, chissà per quali torti subiti in vita sua dai ragionieri, leggendo sul Foglio una cronaca sostanzialmente rovesciata della guerra. La cronaca cioè di un Putin per niente vincente, diciamo pure finito, in attesa solo che qualcuno si decida al Cremlino e dintorni a dargli il colpo di grazia. o più semplicemente a staccargli la spina.

“C’è un’altra guerra sul medio termine che Putin -ha scritto, in particolare, Cerasa- non potrà vincere. Ed è quella che riguarda la trasformazione della sua Russia in una nazione infetta, economicamente distrutta, politicamente isolata, diplomaticamente emarginata, condannata a vivere in un lungo lokcdown per colpa di un virus di nome Putin”. Che qualcuno -ripeto- si deciderà prima o dopo a neutralizzare, si spera meglio di quanto stia avvenendo col Covid.
“Non basterà questo per consolarci dagli orrori quotidiani che arrivano dall’Ucraina, ma il nuovo ordine mondiale determinato dall’aggressione della Russia è molto diverso rispetto a come Putin se lo immaginava. E almeno questa è una buona notizia”, ha concluso il direttore del Foglio apponendo le sua ciliegia come firma.
Ah, quanto mi piacerebbe condividere l’ottimismo ragionieristico di Cerasa e del fior fiore di esperti di cui probabilmente dispone, per carità. Per adesso avverto la sensazione opposta che Putin sia portando avanti il suo perverso disegno di annientamento di tutto ciò che a portata di casa, diciamo così, non ritiene compatibile con i suoi interessi più ò meno strategici, recentemente paragonati da lui stesso a quelli di Pietro il Grande, addirittura. Il che dovrebbe bastare e avanzare per farsi un’idea di quel che Putin è ormai diventato da modesto funzionario che era del sistema spionistico della defunta Unione Sovietica.

Non so francamente se e quali idee avesse Pietro il Grande dell’edilizia popolare. allora prematura quanto meno, preferendo gli zar occuparsi dei loro palazzi. Ma quella che Putin sta esportando con la sua guerra, a vedere come sta riducendo le case degli ucraini, è un’edilizia popolare francamente orribile, “senza pietà”, per dirla con La Stampa. Dove vorrei che per contrappasso fossero mandati a vivere un pò quegli oligarchi russi che hanno fatto, ricambiati, la fortuna di Putin.