La Corte Costituzionale ha guastato la festa dei 30 anni da Mani pulite

Titolo di Domani
Titolo del Riformista

  Non so, francamente, se col suo nuovo presidente la Corte Costituzionale “fa politica”, o ne fa più di prima, come ha titolato Domani. Non so so nemmeno di quanto abbia esagerato il mio amico Piero Sansonetti facendo titolare sul suo Riformista che Giuliano Amato, il nuovo presidente appunto della Consulta, “ha tante doti, non il coraggio”, un pò meglio forse solo del Don Abbondio di memoria manzoniana. 

Titolo della Stampa
Titolo di Repubblica

    Non so neppure se sarà davvero il “terremoto” previsto dalla Stampa quello che ci aspetta con i referendum di primavera pur “dimezzati”, secondo Repubblica, ammessi in cinque sugli otto arrivati al giudizio della Corte Costituzionale: e tutti e cinque comunque sui temi della giustizia. Dai quali è rimasto escluso solo quello sulla responsabilità civile dei magistrati  a causa della grazia -temo- concessa  troppo generosamente dai giudici a quella legge del 1988 che, con la pretesa di disciplinare la materia, smentì clamorosamente il verdetto referendario di pochi mesi prima. Che era stato largamente favorevole -sull’onda dell’emozione provocata dalla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora- all’opinione che i magistrati   dovessero rispondere davvero dei loro errori, e non per finta, protetti da un reticolo di filo quasi spinato.

      Al netto tuttavia di tutti questi dubbi, mi sento di poter scrivere che con i cinque referendum ammessi, fra i quali soprattutto quello sulla separazione delle carriere e sui criteri più stringenti per la carcerazione preventiva, volente o nolente, spero più volente che nolente, a dispetto del don Abbondio rifilato al suo presidente, la Corte Costituzionale ha guastato la festa in corso un pò su tutti i giornali per i  30  anni trascorsi proprio oggi dall’esplosione di “Mani pulite” con l’arresto di Mario Chiesa. Che fu colto a Milano in flagranza di mazzette abitualmente raccolte anche da altri per finanziare illegalmente i loro partiti, correnti, sub-correnti e qualche volta -di sicuro- anche i propri affari personali, per carità: qualche volta però, non sempre, come si ritenne aizzando nelle Procure di turno della Repubblica il disprezzo per la classe politica. 

  Vedremo, a 30 anni di distanza da quella falsamente epica stagione, il giudizio che daranno gli elettori confermando o abrogando norme, vecchie e nuove, che hanno sostanzialmente  fatto dei magistrati una casta intoccabile, e della politica una sorvegliata speciale e puzzolente. 

Titolo del Fatto Quotidiano

  A dispetto delle “balle pulite” con le quali il cantore principale di quella falsa epopea liquida le critiche sempre più numerose, per fortuna, espresse su di essa e sui suoi effetti, mi permetto di citare uno dei protagonisti di quella vicenda giudiziaria dichiaratamente ritiratosi dalla magistratura con anticipo anche per le delusioni subite. Si tratta di Gherardo Colombo, che diversamente da altri non si è candidato poi neppure a una bocciofila.

Gherardo Colombo al Corriere della Sera
Dal Corriere della Sera

    “Quel lancio di monetine a Bettino Craxi mi disturba ancora”, ha detto al Corriere della Sera l’ex magistrato, come se a quel lancio non avessero contribuito, volenti o nolenti, gli inquirenti con la rappresentazione fatta del leader socialista con le notizie in uscita dagli uffici giudiziari, ben prima dei processi. “Noi pm venimmo trattati da eroi, un errore che non fu colpa nostra”, ha detto ancora Colombo. 

    Fu colpa allora solo dei giornalisti e dei fanatici che sfilavano per le strade e le piazze in magliette inneggianti alle manette già scattate e chiedendone sempre di più? Gli inquirenti e i giudici che sovrintendevano al loro operato -peraltro uno solo, sempre lo stesso a Milano- non ci misero proprio nulla di proprio? A me pare che manchi un franco “anche noi” a quell’ammissione dell’obbrobrio vissuto in quegli anni. 

Ripreso da http://www.startmag.it

Matteo Renzi trattato peggio persino di Silvio Berlusconi dall’accusa

Titolo del Dubbio

Nel condividere pienamente il commento di Daniele Zaccaria all’uso sconcertante della corrispondenza elettronica e privata, chiamiamola così, fra Tiziano Renzi e il figlio Matteo, che forse non l’ha neppure ricevuta, allo scopo di portare acqua al mulino del rinvio a giudizio chiesto contro l’ex presidente del  Consiglio per il presunto finanziamento illegale dell’altrettanto presunto partito travestito da fondazione, mi permetto di segnalare il sorpasso che i magistrati d’accusa di Firenze sono riusciti a compiere sui colleghi di Milano. Che pure mi sembravano a loro modo insuperabili nel perseguimento dei loro obiettivi processuali dai lontani, ormai trentennali tempi di “Mani pulite”. Quando uno vince un derby bisogna pur riconoscioglierlo.

Zaccaria ha giustamente ricordato l’incitamento addirittura alla prostituzione minorile addebitato a Silvio Berlusconi, che non è riuscito paradossalmente a chiudere la partita neppure con l’assoluzione definitiva, dopo una condanna in primo grado costata peraltro un bel pò di processi ai giornalisti permessisi di criticarla con una certa preveggenza, visto l’esito giudiziario in appello e in Cassazione. Ne feci le spese anch’io per un articolo sul Tempo, trovando per fortuna un giudice non a Berlino ma nella più vicina e domestica Brescia. 

Veronica e Silvio Berlusconi

  Ebbene, in quel rodeo sessuale, sentimentale, stilistico e quant’altro che fu il processo contro Berlusconi per prostituzione  minorile non saltò in mente ai magistrati d’accusa -se non ricordo male- l’idea di usare contro l’imputato eccellente la corrispondenza, intesa in senso ampio, intercorsa pur pubblicamente fra l’allora presidente del Consiglio e la moglie Veronica, ben prima che le loro liti più o meno di gelosia sfociassero nel divorzio. 

La signora aveva scritto nel 2009 addirittura ad un giornale -e che giornale, trattandosi di Repubblica, la corazzata della flotta stampata ogni giorno contro Berlusconi- per mettere alla berlina il marito che corteggiava quasi ogni donna gli venisse a tiro rammaricandosi di non poterla sposare, ma evidentemente smanioso di  fare qualcosa che assomigliasse ad un matrimonio. 

In un’altra circostanza, passando dalla corazzata a qualche altro mezzo meno imponente ma più veloce, come la maggiore agenzia nazionale di stampa, la signora aveva promosso Berlusconi a “imperatore” per descriverne l’approccio ai cortigiani di ogni genere. E, avendo lo sprovveduto appena partecipato alla festa di compleanno di una diciottenne nei pressi di Napoli, con uso o abuso di scorta e simili, la signora gli contestò la diserzione di analoghe feste dei figlioli. 

  Persino le candidature parlamentari gestite dal marito come capo indiscusso del suo partito, per non parlare della coalizione di centrodestra presa nel suo insieme, erano entrate sotto la lente di osservazione della moglie dell’allora presidente del Consiglio liquidando la selezione come “ciarpame”.

      Il povero Matteo Renzi -povero, si fa per dire, visti anche i suoi emolumenti come conferenziere, e non solo le sue indennità parlamentari- si può considerare persino fortunato nel vedere usati contro di lui gli sfoghi di un padre anziano e insofferente delle frequentazioni, del carattere, delle abitudini e non so cos’altro del figliolo. E fortunato anche di avere per moglie una santa donna che non smanetta computer o simili e riesce, magari, a trattenere per sé sgarbi o quant’altro può capitare a qualsiasi donna di subire dal marito o dal fidanzato.

Il titolo del Fatto Quotidiano esultante come la vignetta

Del padre di Renzi risultato così utile agli avversari giudiziari, politici e mediatici del figlio vorrei infine segnalare l’ingratitudine riservatagli da chi ora lo sfrutta con titoloni e battutacce, essendo evidentemente rimasto l’orso o il mostro di sempre. Bastava dare ieri un’occhiata alla vignetta riservatagli sulla prima pagina del Fatto -e dove, sennò?- in cui gli hanno tolto pure un piede per dargli del “vecchio gambadilegno”: tutta una parola, vi raccomando, da letteratura di dileggio.  

Pubblicato sul Dubbio

Ripreso da http://www.startmag.it il 20-2-22

Blog su WordPress.com.

Su ↑