Non per fare concorrenza ad un professionista come Beppe Grillo in comiche, spiritosaggini e simili, ma nella rinuncia preventiva di Amadeus ad una terza edizione consecutiva del festival canoro di Sanremo, appena concluso in conduzione doppia con Rosario Fiorello, ho avvertito l’ombra di Giuseppe Conte. Di cui forse Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus, ha avuto paura di imitare il tentativo clamorosamente fallito di fare un terzo consecutivo governo, prima di essere costretto a lasciare Palazzo Chigi a Mario Draghi.
Sanremo, si sa, inteso come festival, è sempre stato lo specchio, nel bene e nel male, del nostro scaramantico Bel Paese, a volte persino precedendone le svolte, e non solo seguendole. La politica vi si è sempre in qualche modo affacciata. Anche questa volta, si potrebbe dire con quel teatro Ariston chiuso al pubblico ma al tempo stesso aperto a milioni di spettatori da casa, come ogni versione italiana di qualsiasi evenienza, drammatica o allegra che sia.
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