Immagino la fatica che Giorgia Meloni dovrà fare a Berlino e a Stoccolma, nelle sue nuove missioni internazionali dopo quelle recenti in Algeria e in Libia, per rimanere concentrata sui temi dei quali deve trattare con i suoi interlocutori, senza farsi distrarre dai problemi “interni” che ha lasciato caldissimi a Roma, per quanto si sia sforzata di ridurne la temperatura prima di partire.

In particolare, la premier ha accontentato gli insofferenti alleati leghisti portando finalmente in Consiglio dei Ministri le cosiddette autonomie differenziate, in tempo perché Matteo Salvini possa vantarsene nelle ultime battute della campagna elettorale in corso in Lombardia. Dove il suo partito è, a dir poco, in sofferenza col presidente uscente della regione, Attilio Fontana.


La premier ha inoltre strappato al ministro della Giustizia Carlo Nordio, tentato sino ad un momento prima dall’attesa degli sviluppi di un’indagine avviata dalla Procura di Roma, un pronunciamento distensivo su un documento del dipartimento penitenziario rivelato nell’aula della Camera dal melonianissimo Giovanni Donzelli fra le proteste del Pd e le richieste di dimissioni o rimozioni dello stesso Donzelli da vice presidente del Copasir, l’organismo parlamentare di vigilanza sui servizi segreti, del suo collega di partito e informatore Andrea Delmastro da sottosegretario alla giustizia e di Nordio stesso da guardasigilli.

No, quel documento -ha chiarito il ministro- non aveva alcun carattere di segretezza, per quanto riservato nella intestazione, per cui Donzelli e Delmastro, che gliene aveva raccontato, avrebbero fatto solo il loro mestiere di parlamentari e politici rivelando sia la visita di una delegazione del Pd al detenuto anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame contro il regime penitenziario speciale cui è sottoposto, sia il contesto nel quale quella visita fu effettuata il 12 gennaio scorso nel carcere di Sassasri. Un contesto, purtroppo per lo stesso Cospito e per la delegazione del Pd prevedibilmente inconsapevole, alquanto scabroso: in coincidenza con rapporti fra il detenuto anarchico e altri di mafia, o simili, interessati quanto lui all’abolizione del regime speciale dell’ormai famoso articolo 41 bis dell’ordinamento carcerario.

Naturalmente il pronunciamento di Nordio sul carattere praticamente divulgabile di quel documento se da una parte può avere alleggerito la posizione di Donzelli e Delmastro, salvo complicazioni giudiziarie, dall’altra ha maggiormente esposto il guardasigilli all’assalto degli avversari di sinistra. Che non vorrebbero farlo neppure arrivare alla formalizzazione del suo piano di riforma della giustizia in senso garantista. La fine del mondo annunciata o temuta dalle opposizioni, o gran parte di esse, per la stessa nascita del governo Meloni, e sulla quale ha scherzato oggi Il Foglio con una gustosa vignetta in prima pagina, è quanto meno rinviata.