Silvio Berlusconi come lo scorpione dell’antica favola della rana di Esopo

L’editoriale di Marco Travaglio
Titolo del Fatto Quotidiano

A parte quel “Nano”, con la maiuscola, del repertorio neppure tanto originale di Beppe Grillo, almeno per chi ricorda le campagne del secolo scorso contro Amintore Fanfani, detto anche “il mezzo toscano” per alcuni centimetri negatigli da madre Natura, bisogna riconoscere che Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano non ha infierito con quelle “Berluscomiche” del titolo di copertina contro l’ex presidente del Consiglio. Che è stato accusato senza mezzi termini dal Corriere della Sera di “boicottaggio” del governo in formazione. “Berlusconi straparla”, ha titolato la Stampa, “la mina Berlusconi” la Gazzetta del Mezzogiorno.  

Titolo del Corriere della Sera
Titolo dell’editoriale di Domani

In fondo, sia pure molto in fondo, il giornale  geneticamente più antiberlusconiano come può essere considerato quello diretto da Travaglio non ha mostrato di voler prendere sul serio l’ex presidente del Consiglio con le anticipazioni sui ministri forzisti, le rivelazioni sui rapporti personali appena ripresi con Putin e la dipendenza del convivente della Meloni, e padre della loro figliola, da una televisione del Biscione, in um misto fritto di pessimo gusto, a dir poco. Il Fatto non si è spinto a quel Berlusconi “problema di sicurezza nazionale” avvertito, denunciato e quant’altro da Domani, il quotidiano col quale Carlo De Benedetti si consola di non essere più l’editore di Repubblica. 

Titolo della Verità
Titolo di Libero

“Silvio, fermati !” gli ha gridato dalle colonne di Libero il pur dichiaratamente amico ed elettore Alessandro Sallusti avvertendolo che “avanti così finisce male” davvero. Un altro ex direttore del Giornale di famiglia, Maurizio Belpietro, gli ha rimproverato dalla prima pagina della Verità di avere “ributtato tutto all’aria”. Più comprensivo, e soprattutto solidale, è stato eroicamente -direi- il direttore in carica del Giornale Augusto Minzolini scommettendo, nonostante tutto, sulla formazione del nuovo governo di centrodestra, il primo a guida femminile, già in questa settimana: “non un’opzione, ma un obbligo, un dovere”, ha scritto il mio carissimo amico Augusto. Che si aspetta evidentemente da Giorgia Meloni, per non parlare del presidente della Repubblica con le sue prerogative di nomina, più senso di responsabilità, o patriottismo, del Cavaliere, il nuovo scorpione -direi- della favola della rana di Esopo. Lo scorpione che punge il suo salvagente nell’attraversamento del fiume, anche a costo di annegare, perché “è nella mia natura”. 

Ripreso da http://www.startmag.it e http://www.policymakrmag.it

Anche il sollievo del Colle disturbato da Berlusconi alla vigilia delle consultazioni

Titolo del Dubbio

Immagino -a torto o a ragione, aggiungo sapendo quanto siano sensibili le antenne del Quirinale in questo avvio di legislatura- il sollievo procurato al presidente della Repubblica dalla pace o tregua, comunque aggettivata nelle libere interpretazioni dei giornali, raggiunta fra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni nell’incontro “alla Scrofa”. Che è il modo col quale gli uomini e  le donne della destra italiana delle varie epoche, denominazioni e sigle, da Giorgio Almirante a Gianfranco Fini  e alla stessa Meloni, hanno sempre indicato un appuntamento alla sede nazionale del loro partito, a poca e nevralgica distanza sia dal Senato sia dalla Camera. Un luogo dal quale Berlusconi non si è lasciato impressionare, diciamo così, accettandolo per chiarirsi direttamente, a quattr’occhi, con la sua ex ministra della Gioventù che lo ha sorpreso a tal punto nella propria carriera politica da sopravanzarlo elettoralmente e da strappargli “il testimone”, come ha titolato in rosso l’irriverente Foglio dell’ex “amor nostro”. Così da quelle parti ancora chiamano il Cavaliere, che ne finanziò generosamente la fondazione e, a lungo, anche la crescita.  

Sempre al Foglio, con la stessa irriverenza, hanno attribuito a Berlusconi “il sorriso pallido di un prigioniero” nella foto che lo ritrae con la Meloni al termine dell’incontro, prima che il Cavaliere tornasse a inabissarsi nella sua auto, reduce addirittura da una cerimonia di “abdicazione”.  

Marzio Breda sul Crriere della Sera di ieri
Il titolo del Corriere della Sera a pagna 8 di lunedì 18 ottobre

Ma torniamo figurativamente al Quirinale. Dove la decisione, presa fra le altre alla Scrofa, di partecipare congiuntamente alle consultazioni per la formazione del nuovo governo, ha dissipato il timore della “complicazione” avvertita almeno per qualche ora, per dirla col quirinalista principe Marzio Breda. Che ne aveva scritto in un’”analisi” sul Corriere della Sera di lunedì sulle “variabili” che avrebbero comportato consultazioni separate e forse neppure omogenee. 

Marzio Breda sul Corriere della sera di ieri

Variabili, poi, al plurale per modo di dire perché, scrivendone alla fine al singolare, il buon Breda aveva osservato che  “l’alternativa per Mattarella sarebbe di prendere tempo, convocando un consulto supplementare”, sia pure sconsigliato da una “difficile situazione che non permette uno stallo”. Sergio Mattarella “potrebbe infine affidarsi ad un esploratore”, si era avventurato il quirinalista aggiungendo che “in tale eventualità il nome è quello di Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato e storico interlocutore dei duellanti”. Già, perché il principale esploratore del capo dello Stato nelle crisi è proprio il presidente del Senato, destinato per Costituzione anche a sostituirlo in caso di impedimento. 

Il presidente del Senato Ignazio La Russa

“Ma se ci riducesse a questo, vorrebbe dire che, tornando alla matematica, saremmo a zero”, aveva concluso Breda, essendosi consumato il dramma del centrodestra proprio attorno all’elezione di La Russa al vertice del Senato col contributo di una parte dell’opposizione, tra il fallito boicottaggio astensionistico di 16 dei 18 senatori di Forza Italia. 

L’hanno scampata bella, quindi, anche al Quirinale. E’stato, sotto certi aspetti, anche un epilogo “patriottico”, per usare un aggettivo caro a Giorgia Meloni, vista la frequenza con la quale vi ricorre. 

Pubblicato sul Dubbio

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