Giuseppe Conte nel racconto un pò distaccato del professore Guido Alpa

L’intervista al Corriere della Sera

Se non è una presa di distanza, poco ci manca. Intervistato dal Corriere della Sera, il professore Guido Alpa, “biologo mancato e giurista per caso”, come lo ha definito Stefano Lorenzetto raccontando dei suoi studi, ha un po’ smentito l’idea che Giuseppe Conte sia uscito dalla sua scuola di professore e di avvocato. “Era già assistente di diritto civile alla Sapienza -ha detto- quando io vi arrivai nel 1991. Non sono stato né il suo maestro né il suo mentore. Abbiamo lavorato insieme a qualche pratica e scritto un libro a quattro mani, ma non è mai stato mio associato. I nobili Pasolini dall’Onda gli diedero in affitto lo studio sopra il mio. Lo chiuse quanto divenne premier. Mi sembrò un delitto perché lo stimo molto, è un finissimo giurista”. Ma forse non altrettanto fine politico, sembra sottinteso.

D’altronde, Conte neppure consultò Alpa quando decise “purtroppo” di “dedicarsi alla politica a tempo pieno”. “La sua carriera pubblica -ha raccontato Alpa- è autonoma rispetto alle mie idee”, che erano e penso siano rimaste quelle socialiste, anche se il professore non lo ha raccontato all’intervistatore.

Scontato, direi, come “miglior pregio di Conte” il fatto che sia “molto intelligente, molto paziente e molto tenace”, una certa sorpresa il professore ce l’ha riservata parlando del “peggior difetto”. Che è quello di non avere “la percezione del tempo”, di “arrivare in ritardo agli appuntamenti perché si dimentica di caricare l’orologio”. Speriamo che qualcuno gliene abbia regalato uno automatico, ora che è presidente del MoVimento 5 Stelle e deve addirittura rivoltarlo come un calzino.

E’ normale -gli ha chiesto Lorenzetto- che abbia presieduto due governi consecutivi di segno opposto? “Gli posi la stessa obiezione”, ha risposto il professore. Che ha continuato ricordando con un certo scetticismo “il progetto da perseguire con entrambe le coalizioni” accennatogli da Conte dopo avere scaricato i leghisti e imbarcato al governo il Pd. E qual era questo progetto?, gli ha giustamente chiesto il giornalista. Sentite la risposta che mi sembra francamente per niente politica, ma un po’ conventuale, da convento, con cui d’altronde l’ex presidente del Consiglio ha qualche dimestichezza familiare, e non solo da devoto di Padre Pio. “Conte -ha raccontato Alpa- è profondamente religioso. E’ molto sensibile alla giustizia sociale, ai diritti fondamentali, alla tutela dei deboli. In loro vede l’immagine di Cristo”. “Con il tempo -ha spiegato il professore all’intervistatore curioso di conoscerne l’orientamento- la mia religiosità è diventata laica. Però anch’io mi sento vicino ai poveri, agli umili, agli immigrati”, da buon socialista, come ricordavo.

Titolo del Fatto Quotidiano

Lasciatosi sfuggire, rispondendo alla domanda se avesse votato per Virginia Raggi a Roma, di “votare per fortuna a Genova”, la sua Genova, il professore ha cercato di far credere all’intervistatore di vedere “con simpatia i pentastellati” per avere essi “cercato di introdurre nuove forme di partecipazione politica”. “Ma il compito che Conte si è assegnato mi pare improbo”, ha tuttavia concluso, non so francamente se davvero al corrente di questo “compito”, se mai l’ex presidente del Consiglio ha voluto o riuscito a spiegarglielo uscendo dalla sua concezione conventuale della vita e assumendo un po’ di quella concretezza di cui cominciano ad avvertire la mancanza anche gli amici adoranti del Fatto Quotidiano, vedendolo alle prese con “il risiko” grillino.

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