Il giorno più lungo di Draghi, alle prese con l’obbligo operativo del green-pass

Titolo di Repubblica
Titolo del Riformista

Ancora una volta la satira soccorre la politica e persino l’informazione. Accade nel “giorno della verità”, come l’ha definito nel titolo di prima pagina la Repubblica, in cui Mario Draghi – come ha titolato il Riformista– si gioca tutto” -aggiungo io- con “la madre di tutte le battaglie”. Che non è, caro il mio Goffredo Bettini, del Pd, il ballottaggio elettorale di domenica per il Campidoglio, ma l’applicazione dell’obbligo del cosiddetto green-pass per l’accesso al posto di lavoro: obbligo contestato dal “popolo no vax”, come ci siano un po’ tutti abituati a chiamarlo sia quando scende in piazza sia quando sciopera nei porti e nei trasporti su strada minacciando di paralizzare il Paese. Tutti insieme, non volendosi vaccinare, accusano il governo di volerli cacciare fuori dal mondo del lavoro garantito, se hanno la fortuna di averlo. Che è, fra l’altro, una menzogna perché il non vaccinato ha delle penalizzazioni, a cominciare dal tampone non gratuito, ma conserva il diritto al posto. La mancata vaccinazione non può essere giusta causa di licenziamento.

Il problema è che ancor più grave del presunto rischio di uscire dal mondo del lavoro è il pericolo di non uscire dalla pandemia virale, nella quale l’economia non avrà mai la possibilità di sviluppare tutte le sue potenzialità e di garantire finalmente un lavoro a chi non ce l’ha mai avuto o l’ha perso, spesso a causa dei danni procurati dal covid al sistema produttivo e sociale. Giustamente Emilio Giannelli nella sua vignetta di prima pagina del Corriere della Sera fa dire ad un disoccupato sulla solita panchina che “avere il green pass è facile, ma il difficile è avere il lavoro”, in risposta al signore che aveva tradotto così notizie e titoli di un giornale: “Da oggi niente lavoro se non hai il green pass”.

Sì, è vero, Draghi rischia grosso in questo che potrebbe essere per lui anche il giorno più lungo, dal titolo dello storico film del 1962 sull’ancora più storico sbarco in Normandia degli americani e alleati, il 4 giugno 1944, per accelerare la sconfitta di Hitler e la fine della carneficina della seconda guerra mondiale. Ma, ancor più grosso di Draghi e del suo governo, rischiano sulla strada del suicidio-omicidio il già citato “popolo no vax” e chi in qualsiasi modo lo coccola, lo giustifica, lo comprende, come preferite, magari solo per togliersi la ben magra soddisfazione di vedere l’odiato Draghi in difficoltà, e addirittura di vedere vendicato il predecessore Giuseppe Conte.

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di ieri
Travaglio sul Fatto Quotidiano

Sentite cosa non più tardi di ieri sul Fatto Quotidiano ha scritto nel suo editoriale, o direttoriale, il solito Marco Travaglio: “Sarebbe assurdo uscire dalla pandemia in assetto di guerra dopo esserci entrati e averla affrontata tutti insieme con la calma e la persuasione di Conte”. E ancora, risalendo sino a Mosè attraverso la rivoluzione francese del 1789, giusto per non farsi mancare niente: “Ora abbiamo SuperMario che, con quell’arietta da Maria Antonietta, si crede ancora alla Bce e detta le tavole della legge dal Sinai senza degnarsi di spiegarle alla plebe né preoccuparsi delle conseguenze, anche quando sono note a tutti”.  Le famose brioches di Maria Antonietta, finita notoriamente sul patibolo, come gli sconti sui tamponi o gli incontri del presidente del Consiglio con i sindacati…

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