Draghi dall’ovazione di Confindustria all’abbraccio con Landini

Draghi il 22 settembre alla Confindustria

Dal 22 settembre, quando Mario Draghi fu accolto con un’ovazione all’assemblea della Confindustria, dove fu definito l’uomo non della Provvidenza, come Mussolini a suo tempo addirittura in Vaticano, ma più semplicemente l’uomo della Necessità, con la maiuscola imposta dall’emergenza che lo portò a febbraio a Palazzo Chigi; dal 22 settembre, dicevo, è trascorso meno di un mese e il presidente del Consiglio si ritrova su tutte le prime pagine dei giornali abbracciato a Maurizio Landini. Che notoriamente non è il  presidente della Confindustria nel frattempo succeduto a Carlo Bonomi per chissà quale colpo di mano, ma il segretario generale della Cgil: la controparte della Confindustria, anche nei momenti della più riuscita “concertazione” come quelli del governo di Carlo Azeglio Ciampi nel 1993, mentre si transitava politicamente dalla prima alla cosiddetta seconda Repubblica.

La vignetta del Corriere della Sera

A compiere il miracolo di questo passaggio di Draghi, o della sua immagine, da un fronte all’altro sono stati quegli energumeni e geni alla rovescia di Forza Nuova, la formazione di estrema destra orgogliosamente responsabile dell’assalto di sabato scorso alla sede nazionale della Cgil. Che così si è procurata la solidarietà naturale, prima ancora che dovuta, anche del presidente del Consiglio, come ha fatto praticamente dire a Landini nella sua vignetta Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera.

Penso che lo avrebbe fatto lo stesso, anche senza la loro copertura, ma le circostanze hanno voluto che Draghi sia accorso nella sede della Cgil dopo che da tutti, proprio  tutti i partiti della sua composita maggioranza, erano giunte espressioni di solidarietà al sindacato rosso. Non erano mancate neppure dall’unico o più consistente partito di opposizione, e di destra: quello di Giorgia Meloni. E del suo candidato al ballottaggio capitolino di domenica prossima Enrico Michetti, appoggiato anche dalle altre componenti del centrodestra partecipi invece del governo e della maggioranza a livello nazionale.

Non foss’altro per solidarietà, a loro volta, col presidente del Consiglio espostosi come tale con quella visita svoltasi col massimo della evidenza possibile, i due partiti di centrodestra partecipi -ripeto- del governo e della maggioranza avrebbero dovuto, a mio avviso, aderire senza riserve agli atti o iniziative conseguenti alla visita di Draghi alla sede della Cgil. Fra le quali ci sono, sempre a mio avviso, il proposito di scioglimento di Forza Nuova e persino la manifestazione nazionale di sostegno al sindacato promossa pur nella giornata del cosiddetto silenzio elettorale per i ballottaggi comunali.

Gorgia Meloni
Titolo di Libero

 Invece i leghisti di Matteo Salvini e persino i forzisti di  Silvio Berlusconi hanno preferito unirsi ai no, alle riserve e quant’altro di Giorgia Meloni. La quale, spalleggiata oggi su Libero da Vittorio Feltri, non a caso eletto nelle sue liste al Consiglio Comunale di Milano, protesta e persino sbraita contro il complotto permanente di cui la sua destra sarebbe vittima ma non si lascia scappare un’occasione -dico una- per fornire argomenti, pretesti e quant’altro agli avversari interessati alla sua emarginazione. Che gliene importa, a questo punto, di Forza Nuova, e delle modalità politiche e legislative con le quali si provvederà allo scioglimento di un movimento che pratica così sfacciatamente la violenza? Parlo di quella materiale, e non solo verbale praticata così pericolosamente anche dai grillini che il loro nuovo presidente Giuseppe Conte ha dovuto cercare di porvi rimedio con una modifica dello statuto delle 5 Stelle.  

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