Sergio Staino doveva avere ancora matite e colori in mano per confezionare la sua divertente e urticante vignetta, come sempre, per Il Dubbio, questa volta contro l’ormai notissimo magistrato Henry John Woodcock auspicando la separazione, se non delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, almeno della figura dello stesso Woodcock da tutti gli altri “veri” magistrati, quando agenzie di stampa, telegiornali e quant’altro hanno diffuso questo giudizio di Raffaele Cantone: “Woodcock ha grande intuito investigativo. Non fa complotti e non fa pasticci”.
L’obiettivo di Staino è notoriamente quello di divertire strappando al lettore un sorriso. Raffaele Cantone è invece un magistrato, per quanto in aspettativa, presidente dell’Autorità Anticorruzione, con le maiuscole naturalmente, del tutto consapevole del dovere di pensare e di dire cose serie.
Si deve perciò presumere che Cantone si sia espresso come si è espresso su Woodcock col proposito di difenderne immagine e operato da tutte le accuse che gli cadono addosso da tempo, già prima che finisse indagato per falso e altro ancora nella Procura di Roma e nel Consiglio Superiore della Magistratura.
Eppure lo stesso Cantone, e nella medesima circostanza, parlando in una intervista al Circo Massimo di Massimo -appunto- Giannini, vice direttore di Repubblica, anche delle indagini e, più in generale, della vicenda giudiziaria nota come Consip, ha detto che essa “sta facendo male all’immagine della magistratura”. La quale “alla fine pagherà il prezzo più alto”.
C’è quanto meno una differenza fra il giudizio sulla vicenda giudiziaria, e quindi anche sulle indagini, e quello espresso dallo stesso Cantone sulle capacità del magistrato che a Napoli le ha cominciate e le conduce ancora, per la parte non passata per competenza alla Procura di Roma. Cui francamente penso che Cantone non volesse e non voglia attribuire la colpa dei danni che la vicenda sta procurando -parole sue- alla magistratura. Da cui -sono sempre parole e concetti del presidente dell’Autorità Anticorruzione- si ha la sensazione, a torto o a ragione, che escano più fuochi d’artificio che reati veri e propri.
Non so se anche Sergio Staino abbia fatto queste osservazioni leggendo i dispacci o sentendo in viva voce commenti e considerazioni di Cantone. So però che egli ha preferito concludere o confermare la sua vignetta, regolarmente pubblicata. Chissà quale delle due -la vignetta- e l’intervista di Cantone- sarà riuscita e riuscirà a convincere di più il pubblico. O “il popolo”, direbbe il colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, noto come Ultimo ed entrato pure lui nel set mediatico della vicenda Consip con l’annuncio di volere chiarire appunto davanti al popolo, non bastando evidentemente le autorità giudiziarie e militari che se ne stanno occupando, il ruolo da lui avuto.
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