

Di “sovranista”, come è stato considerato o scambiato dai ministri di Forza Italia che hanno cercato inutilmente di contrastarlo nella nomina a capogruppo della Camera -avvenuta con una letterina di Silvio Berlusconi, ritiro del concorrente Sestino Giacomoni e acclamazione dei deputati rimasti in sala- l’ex campione di nuoto Paolo Barelli ha certamente il fisico con il suo metro e 84 centimetri di altezza. Rispetto ai quali l’antisovranista e collega di partito Renato Brunetta, che si è appena guadagnato “l’interesse” del segretario del Pd Enrico Letta per la scomposizione del centrodestra abbozzato in più di un’intervista, sembra ancora più basso del metro e 54 centimetri attribuitigli da Wikipedia. Non riuscirebbe a tenergli testa neppure l’amico vice presidente del partito Antonio Tajani col suo metro e 76 centimetri se volesse mettersi in gara con lui. Ma il buon ex presidente del Parlamento Europeo neppure ci pensa, avendolo voluto al vertice del gruppo sino a strapparne la designazione scritta a Berlusconi, pari a un ordine.
Il povero Ciriaco De Mita nella Dc Dc per avere soltanto provato nel 1979 la designazione verbale del collega di corrente Giovanni Galloni a capogruppo alla Camera provocò l’elezione del concorrente Gerardo Bianco. Che si era candidato con l’appoggio soltanto di noi al Giornale diretto da Indro Montanelli: cosa di cui l’ormai novantenne ex di tante altre cose ancora mi ringrazia ogni volta che ci vediamo.


Giustamente, dal suo punto di vista, il nuovo capogruppo forzista di Montecitorio si stupisce delle polemiche che ne hanno accompagnato designazione e acclamazione, riducendole a semplici malumori di carattere personale. Che dopo avere fatto pensare a Forza Italia come ad un bosco in fiamme -una foresta sarebbe troppo per le dimensioni alle quali è ridotto il partito- potrebbe sembrare adesso solo una piscina ribollente. Nella quale da nuotatore provetto com’è, titolare di 23 primati italiani, vincitore di 5 campionati nazionali, una medaglia di bronzo ai campionati mondiali del 1975, due d’oro e una d’argento nei giochi mediterranei, il presidente peraltro anche della Federazione Italiana del Nuoto si troverà come a casa sua, diciamo.

Scaramantico come la maggior parte degli sportivi e dei campioni, Paolo Barelli quasi per scusarsi con Berlusconi di fronte alle rogne procurategli con la promozione a capogruppo, fra le proteste dei ministri e la sciagura di tutto il centrodestra preconizzata dai soliti menagramo, si è offerto come portafortuna al Cavaliere avventuratosi nell’impresa del Quirinale. “Noi riteniamo -ha detto in una intervista al Corriere della Sera già parlando al plurale- che il presidente abbia tutte le carte in regola per andare al Colle. La sua leadership è riconosciuta in ambito europeo e lo stiamo vedendo in queste ore. Peraltro con soddisfazione denoto di portare fortuna: nel mio primo giorno da capogruppo arriva l’assoluzione piena del processo Ruby-ter. Noi non avevamo alcun dubbio che l’accusa fosse inconsistente”.

Immagino gli scongiuri che il povero Barelli ha opposto alla prima pagina odierna del solito Fatto Quotidiano con quel titolo sugli “altri guai di B”, indicati nelle “accuse di strage” coltivate Firenze e nei “3 processi sulle escort” residui, dopo l’assoluzione a Siena, in corso nei tribunali di Milano, Roma e Bari. Dove Berlusconi -ha scritto Marco Travaglio nell’editoriale- viene presentato “morente” dai suoi avvocati, per reclamarne il diritto all’assenza, mentre è “sanissimo per il Quirinale”. Boia di un avversario…
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