Il perfido scoop riservato da Salvini al Fatto sulla primogenitura del no ad altre armi italiane a Kiev

Matteo Salvini al suo omonimo Giacomo

 Sarà stato per una simpatia da omonimia -parlando con il Giacomo del Fatto Quotidiano- o per calcolo perfido, volendo creare problemi proprio al suo interlocutore, Matteo Salvini ha voluto riservare al giornale di Marco Travaglio uno scoop. Egli ha detto di avere posto nella maggioranza di govermo ben prima di Giuseppe Conte, che se ne è poi vantato nella “piazza pulita” di Corrado Formigli, il problema della fine degli aiuti militari italiani all’Ucraina. Bastano quelli già accordati. Non si deve andare oltre il terzo decreto interministeriale col quale sono state praticamente imballate le ultime forniture d’armi a Kiev, o dov’altro arrivano quelle occidentali a Zelensly cercando di metterle al riparo dai bombardamenti russi.

La pace, pur lontana e boicottata da Putin ogni giorno con altre bombe, altri missili e altri eccidi, come quello appena scoperto con quella fossa piena di cinquecento ucraini freddati con un colpo alla nuca, ancor più numerosi delle vittime dei nazisti nelle Fosse Ardeatine di Roma nella seconda guerra mondiale; la pace, dicevo, pur lontana è troppo importante per comprometterla con altri aiuti agli aggrediti. E tanto meno aprendo le porte della Nato alla Finlandia e alla Svezia, cui Salvini continua ad opporsi anche dopo che ha rinunciato o quanto meno ha ammorbidito i suoi veti il presidente turco Erdogan.

“Quella di Conte -ha detto testualmente Matteo a Giacomo Salvini, entrambi- è una posizione che va rispettata. Noi stiamo parlando di pace fin dall’inizio e se Conte è arrivato sulle nostre posizioni sono contento”. Ben arrivato, quindi.

Il titolo del Fatto Quotidiano

  Le parole sono state rispettate nel testo pubblicato, un pò distorte però nel titolo per amore, rispetto e quant’altro dell’ex presidente del Consiglio da parte del giornale di Travaglio.  Che ne denunciò “l’omicidio” più di un anno fa, quando a Palazzo Chigi gli subentrò Mario Draghi per volere del capo dello Stato. Nel titolo deciso nella redazione del Fatto Quotidiano si legge solo che la posizione di Conte “va rispettata”. Che sia sopraggiunta a quella di Salvini è bene che si sappia e si veda di meno. L’amicizia è amicizia, perdio. Chissà se Berlusconi ha qualcosa da dire o ridire sulla sua amicizia privilegiata con Salvini   nel centrodestra. 

Il sabato nero di Putin dopo ottanta giorni di guerra all’Ucraina

Titolo d’apertura dell’Ansa
Dalla prima pagina del Corriere della Sera

Mondo ladro, deve avere gridato qualcuno al Cremlino commentando l’ultima del sabato nero di Putin: la vittoria degli ucraini anche all’Eurofestival di Torino con la Kalush Orchestra, raccomandata personalmente in lontananza dal presidente Zelensky, sicuro di poter ospitare nel suo paese la prossima edizione della kermesse continentale della musica. “Vittoria entro l’anno”, ha del resto detto il capo degli 007 ucraini, il generale maggiore Kyrilo Budanov, parlando fra “previsioni e segreti” – ha riferito il Corriere della Sera- della guerra imprudentemente aperta dai russi senza neppure dichiararla, chiamandola solo “operazione speciale” di pulizia, o polizia, addirittura antinazista. 

Titolo della Stampa

Un sabato nero, dicevo, per Putin. Sul quale sono cadute come bombe al grappolo, di quelle che piovono fra missili ed altro sull’Ucraina dal 24 febbraio, la liberazione di Kharkiv dall’occupazione russa e il sostanziale rientro del veto turco all’adesione -non “annessione”, come dicono a Mosca- della Finlandia e poi anche della Svezia alla Nato, sconsigliata personalmente come un errore da Putin ai vicini impauriti della sua fama di territori. O dell’ossessione di accerchiamento non nuova da quelle parti, essendo stata avvertita anche dai sovietici e portata a giustificazione delle loro invasioni e crescenti rampe missilistiche nei territori dei paesi dell’allora patto di Varsavia. Cui la Nato reagì con un riarmo a inseguire il quale l’allora Unione Sovietica si schiantò sul piano economico e sociale, crollando senza che gli occidentali avessero avuto bisogno di sparare un solo colpo. A picconare e demolire l’emblematico muro di Berlino nel fatidico 1989 furono gli stessi berlinesi con le loro mani, sotto lo sguardo un pò esterrefatto e un pò anche compiaciuto delle guardie dell’est, stufe pure loro di sparare per uccidere chiunque tentasse di scappare nella parte occidentale della capitale tedesca spartita fra i vincitori della seconda guerra mondiale. 

La vignetta di Repubblica

Arrivato dov’è per chiudere l’epoca sovietica, Putin l’ha voluta chissà perché riaprire riesumandone qualche volta anche i simboli. Ed ora si trova -dietro la facciata delle parate militari e delle sparate verbali del suo ministro degli Esteri, convinto che sia stato l’Occidente a “dichiarare una guerra ibrida totale contro la Russia”- nella posizione di chi deve cercare di “salvare la faccia”. Glielo ha fatto dire impietosamente Altan nella vignetta di prima pagina di Repubblica, in Italia. 

L’editoriale della Verità

Altri invece ritengono, sempre in Italia, che Putin tema anche di perdere qualcosa in più: la vita stessa, già minacciata da chissà quale delle numerose malattie che medici improvvisati in Occidente diagnosticano guardandone le immagini fotografiche e soprattutto televisive. “Ma la morte di Putin non è la soluzione”, ha avvertito con il suo editoriale oggi sulla Verità, unendosi al coro delle richieste di trattative, il direttore in persona Maurizio Belpietro, per niente imbarazzato dalle critiche che gli arrivano dai lettori. Ad uno dei quali egli ha voluto recentemente rispondere assicurando di essere sempre lui, non un altro.

Dalla prima pagina di Repubblica

Un pò di sconcerto per la piega presa dalla guerra in Ucraina, con una capacità di resistenza degli aggrediti superiore ad ogni aspettativa, si coglie in Italia anche da certe parti della maggioranza sempre più insofferenti per gli aiuti militari a Zelensky. Alludo, in particolare, a Matteo Salvini -sul fronte del centrodestra- e sull’altra sponda a  Giuseppe Conte. Che, deluso da Enrico Letta troppo affiancato a Mario Draghi, ora sogna un rapporto privilegiato con Pier Luigi Bersani, secondo notizie raccolte e rilanciate da Repubblica scrivendo della “roulette delle coalizioni”.

Dal blog di Beppe Grillo

E’ meglio occuparsi d’altro, dev’essersi detto Beppe Grillo aprendo il suo blog personale – ma non più tanto dopo gli ultimi accordi con Conte- della “intelligenza delle piante che estraggono i metalli dal terreno” senza bisogno di devastarlo.  

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