Due parole, quasi due, sui contorni mediatici e politici, chiamiamoli così, dell’udienza preliminare svoltasi a Catania per il processo proposto dal tribunale dei ministri contro Matteo Salvini. Il quale ordinò da ministro dell’Interno l’anno scorso di trattenere a bordo per quattro giorni a bordo della nave Gregoretti cento e più migranti, in attesa che venisse concordata la loro distribuzione fra più paesi europei.
Saranno stati pure “4 gatti” i simpatizzanti di Salvini raccoltisi nella città siciliana, come ha titolato in prima pagina irridendoli Il Fatto Quotidiano, impegnatosi allo spasmo sul fronte giornalistico perché il Senato
autorizzasse nei mesi scorsi questo passaggio giudiziario. Ma, a prescindere dal giudizio politico che si può avere del leader leghista, meglio quei “4 gatti” degli altri quattro, o due, che hanno opposto ai manifestanti leghisti e, più in generale, del centrodestra quel cartello che dava a Salvini della “merda”. Che tanto merda, poi, non deve essere apparso non solo al pubblico ministero, che ha proposto l’archiviazione del caso non vedendovi l’ombra del “sequestro”o altro reato ravvisato invece dal tribunale dei ministri, ma anche al giudice. Che ha prudentemente convocato a testimoniare, per ora, mezzo governo di cui Salvini faceva parte, a cominciare dal presidente del Consiglio, più la ministra attuale dell’Interno Luciana Lamorgese, prima di decidere il rinvio a giudizio o no.
Chi di sterco ferisce, di sterco può anche perire, o almeno restare schizzato.
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