Un Conte alla berlina delle vignette pur dopo il successo al vertice di Bruxelles

            Questa è un’altra domenica in cui sui quotidiani l’ironia è più efficace di quella che chiamiamo serietà. I vignettisti hanno battuto in prontezza ed efficacia i sapientoni alle prese con le  note politiche, i commenti e persino gli editoriali caduti dall’alto sui lettori.

            Emilio Giannelli, per esempio, sulla prima pagina del Corriere della Sera ha impietosamente tradotto come meglio non si poteva, adeguandolo all’emergenza virale, quell’”attenzione morbosa” per il cosiddetto Mes, cioè per i vantaggiosi e immediati crediti dell’Europa per il potenziamento del sistema sanitario, rimproverata al Pd e dintorni dal presidente del Consiglio dopo avere strappato al vertice europeo di Bruxelles il cosiddetto “Recovery fund”, disponibile non prima dell’anno prossimo. I piddini e i renziani, favorevoli al Mes, come i forzisti di Berlusconi fuori dalla maggioranza, pronti a votare sì -ha appena ribadito Berlusconi in persona, pur precisando di non voler con ciò accordare la fiducia al governo Conte- sono diventati nelle parole messe da Giannelli in bocca al presidente del Consiglio “positivi asintomatici” di qualcosa di simile al coronavirus.

            Già ieri, a dire il vero, senza ricorrere a un vignettista ma sul serio, non per scherzare, il solito continianissimo Fatto Quotidiano di Marco Travaglio aveva tradotto il pensiero del presidente del Consiglio, sensibilissimo agli umori, anzi ai malumori Il Fatto sul Mes grillini, dando dei “MEStatori” ai sostenitori del credito europeo di circa 37 miliardi di euro immediatamente disponibili -ripeto- per il boccheggiante sistema sanitario italiano.

            Nella lista dei “MESstatori” di felice conio giornalistico, lo amnmetto, Travaglio aveva messo, con tanto di cilindro in testa, il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, pur fresco di una dichiarazione nella quale aveva cercato di ridimensionare il suo sì al Mes, e il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Non sapeva ancora il direttore del Fatto, mentre approvava il fotomontaggio,  che stava unendosi al gruppo il ministro della Salute Roberto Speranza, della sinistra dei liberi e uguali, convinto dell’urgenza di almeno 20 dei 37 miliardi europei disponibili per i nostri ospedali e simili.

            Oggi, sempre al Fatto, sono tornati alla carica contro il Pd attribuendo alla sua “morbosa attenzione” per il Mes- Conte dixit- lo stop subìto nell’ultimo sondaggio di Pagnoncelli. Che, in verità, ha attribuito Fatto su Pd .jpegal partito di Zingaretti da giugno a luglio una discesa dal 20,4 al 19,6 per cento dei voti tendenziali, probabilmente più per la tolleranza avuta verso il no dei grillini al Mes che per il tentativo di far loro cambiare idea.

            Sulla prima pagina di Repubblica Francesco Tullio Altan ha impietosamente rappresentato Altan su Repubblica.jpegun Conte più indeciso che Casellati a Conte.jpegdeciso a tutto dietro il paravento della “task force” annunciata per la gestione dei crediti europei di là da venire. Che in ogni caso -ha ricordato la presidente del Senato in una intervista Scalfari.jpegal Messaggero– non potrà togliere “l’ultima parole alle Camere”. Lo stesso Eugenio Scalfari, d’altronde, nel suo consueto appuntamento festivo con i lettori ha scritto un po’ Titolo Scalfari .jpegtroppo acrobaticamente di una debolezza di Conte che sarebbe anche la sua forza. Ma forza di che?, mi chiedo leggendo l’editoriale in cui vengono associati all’”autocontraddittorietà” del presidente del Consiglio “molti suoi ministri e quasi tutti i partiti che giocano sul tabellone italo-europeo”: un tabellone un po’ di cartapesta.

 

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