Il pasticcio del nuovo ponte di Genova: dal “salvo intese” al “salvo revoca”

I giornalisti al seguito nel suo tour europeo. dopo la lunga notte del Consiglio dei Ministri sulle semplificazioni, hanno riferito diligentemente dell’”imbarazzo” anche fisico di Giuseppe Conte Conte a Madrid.jpega Madrid quando, dopo l’incontro col suo omologo spagnolo in vista del Consiglio Europeo di metà luglio, ha dovuto parlare del nuovo ponte di Genova. Che è in via di ultimazione davvero, in tempi di record e di vanto dopo il crollo del viadotto Morandi, due anni fa, ma è già un disastro politico per come se ne sta gestendo il parto.

            La ministra piddina delle Infrastrutture Paola De Micheli ne ha disposto l’affidamento alle Autostrade dei Benetton proprio mentre la Corte Costituzionale stava pronunciandosi a favore della loro esclusione dalla costruzione, contestata con tanto di causa finita appunto davanti ai giudici del Palazzo Paola De Micheli.jpegdella Consulta. Ma la signora ha preso le sue decisioni, fra le proteste dei grllini una volta tanto uniti, applicando un po’ anche al ponte nuovo di zecca progettato da Renzo Piano la Il ponte Piano.jpegformula in uso ormai per i decreti legge. Di cui il governo ha preso l’abitudine di annunciare l’approvazione, di notte e di giorno, “salvo intese”, cioè senza gli accordi necessari per tradurli in provvedimenti veri e propri, da mandare al Quirinale per la valutazione e la firma del presidente della Repubblica.

            In particolare, la ministra ha disposto l’assegnazione del ponte ai Benedetton salvo revoca, che potrebbe seguire anche a breve, già entro questa settimana, a sentire Conte a Madrid. Dove  il professore ha annunciato un Consiglio dei Ministri augurabilmente decisivo, prima che il nuovo ponte venga finito davvero, il 29 luglio, e reso pronto all’inaugurazione e al traffico.

            E’ francamente difficile dare torto al direttore della Stampa Massimo Giannini quando Giannini sul ponte.jpegtitola il suo editoriale “Un pasticcio pubblico e privato”, tra indecisioni dell’esecutivo, contrasti nella maggioranza giallorossa e ambiguità sopra e sotto traccia della società concessionaria del vecchio ponte crollato. E indica nella vicenda “la perfetta allegoria del malgoverno” italiano.  

            Pensare, con questo ed altri precedenti, per esempio quelli delle centinaia di cantieri bloccati Titolo Repubblica.jpego mai aperti nonostante i finanziamenti Titolo del Fatto.jpega loro tempo disposti, di essere credibili con i propri piani nell’Unione Europea dove si stanno decidendo stanziamenti per centinaia e centinaia di miliardi destinati all’Italia per il rilancio, la ripresa e quant’altro, è un po’ come partecipare con un monopattino ad una gara automobilistica.

            Che Iddio ce la mandi buona, sopra e sotto il ponte, al netto di tutte le ironie di vignettisti, titolisti e comici in servizio o in pausa.

 

 

 

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Il Blog (ufficiale) delle Stelle ignora l’incontro di Conte con Casaleggio

Dagli Stati Generali di Villa Pamphili, con tanto di parco, giardino segreto e tutto il resto, il povero presidente del Consiglio Giuseppe Conte -al quale viene spontaneo indirizzare un saluto o sentimento di comprensione, al di là di tutte le critiche che si è procurato in questi ultimi giorni- ha dovuto ripiegare sugli Stati Particolari, o particolarissimi, dell’appartamento a sua disposizione a Palazzo Chigi. Dove le tre ore trascorse con Davide Casaleggio sono state obiettivamente troppe per sentirsi esporre solo il documento delle dieci proposte formulate per il rilancio dell’Italia dall’associazione che porta il nome del padre dello stesso Davide e un po’, con Beppe Grillo, del Movimento 5 Stelle: Gianroberto Casaleggio.

D’altronde, lo stesso ospite di Conte all’uscita da Palazzo Chigi ha dovuto ammettere, o voluto rivelare, come preferite, di avere parlato col presidente del Consiglio di “un po’ di tutto”: dalla salute del governo giallorosso, o giallorosa, come alcuni preferiscono dipingerlo più  moderatamente, aCasaleggio.jpeg quella del principale partito -o movimento, come ama chiamarsi- che lo compone. E di cui Davide Casaleggio probabilmente sa più degli interlocutori ordinari e molteplici di cui Conte dispone nell’espletamento delle sue funzioni: dal capo “reggente” e vice ministro dell’Interno Vito Crimi all’ex capo e tuttora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dal nuovo capo della delegazione pentastellata nell’esecutivo Alfonso Bonafede al “fondatore”, “garante”, “elevato” e quant’altro Beppe Grillo in persona.

Grande deve essere la confusione sotto le 5 Stelle -direbbe la buonanima di Mao- se Conte, spintosi di recente ad auspicare, al pari del segretario del Pd Nicola Zingaretti e del capo della delegazione piddina al governo Dario Franceschini, intese elettorali fra i due partiti per il rinnovo autunnale di un bel po’ di Consigli Regionali e altre amministrazioni locali, ha dovuto quasi scusarsene con Casaleggio. Al quale egli ha spiegato di essersi spinto così troppo avanti, almeno rispetto alle opinioni o attese del suo interlocutore, solo per essere cortese con un giornalista che gli aveva chiesto di pronunciarsi appunto su questo problema. E che poi, con la complicità di tutti gli altri, si è scordato di riferire anche del prudente avvertimento del presidente del Consiglio di non volere forzare con le sue parole, aperture, auspici e quant’altro “l’autonomia delle singole forze politiche” interessate alla questione.

Eppure era circolata voce che Conte avesse parlato in quell’occasione contando, non so se a torto o a ragione, su una sintonia con Grillo. Di quest’ultimo, anzi, un cronista della Stampa solitamente bene informato delle vicende pentastellari, o pentastellate, si era avventurato ad anticipare come imminente, comunque entro queste mese, una indicazione precisa a favore di intese col Pd per le elezioni locali d’autunno.

Sarà curioso vedere se questa sortita di Grillo ci sarà davvero, anche dopo le tre ore di incontro fra Conte e Casaleggio, o è già stata vanificata dall’imprevisto evento a Palazzo Chigi, con tutto quello che ciò potrà significare o comportare. Si capisce a questo punto anche la prudenza, o l’impazienza, secondo i punti di vista, con cui già prima della visita di Casaleggio al presidente del Consiglio il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, in una intervista al Corriere della Sera aveva tagliato corto dicendo ai suoi colleghi di partito, prima ancora che ai grillini, che ormai si è fatto troppo tardi  per continuare a lavorare in quella direzione rimettendo in discussione i candidati piddini praticamente già in corsa per conservare le regioni che guidano, o cercare di strapparne qualcuna al centrodestra.

 

 

Pubblicato sul Dubbio

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