Per un giorno lasciatemi ignorare lo spettacolo, del resto assai noioso ormai, della politica italiana e delle sue baruffe più o memo serie, più o meno recitate, sui versanti sia della maggioranza gialloverde sia delle opposizioni di sinistra e di quel che del centrodestra è rimasto fuori dal governo un po’ perché rifiutato e un po’ per calcolo.
Lasciatemi pure liquidare con una levatina di spalle la solita ossessione complottistica sull’altrettanto solito cavaliere, d’altronde già indagato per stragismo, avvertito a torto o
a ragione di fronte alla copertina del Fatto Quotidiano sull’olgettina avvelenata alla maniera dei dissidenti di Putin in Occidente. La giovane avrebbe saputo troppi segreti, par di capire, sull’ex presidente del Consiglio imputato di corruzione in atti giudiziari, o simili, per le sue vicende o abitudini erotiche.
No. Oggi voglio riflettere sulla prima pagina de La Repubblica e complimentarmi col nuovo direttore Carlo Verdelli per avere scelto come copertina la vignetta di Francesco Tullio Altan. Che ha opposto alla “speranza” dei tanti giovani festosamente scesi per strada chiedendo di proteggere il mondo dagli uomini che lo rovinano “l’orrore” di quel disgraziato “suprematista” che ha assaltato a suo modo due moschee in Nuova Zelanda facendo 49 morti.
Per fortuna quel disgraziato, avvolto idealmente nel suo “manifesto” contro gli immigrati, in una trasferta mentale a 19 mila chilometri di distanza, quanti separano la Nuova Zelanda dall’Italia, si è fermato a Macerata e all’ex candidato della Lega Luca Traini, che sparò all’impazzata, anche lui contro l’immigrazione, non facendo vittime, salvo sei feriti, tutti stranieri, ma riuscendo a cambiare in qualche modo il clima della campagna elettorale dell’anno scorso.
Non voglio neppure immaginare se il disgraziato emulo in Nuova Zelanda dell’”infastidito” Traini, come si è autodefinto l’uomo di Macerata scoprendosi nodello di tanto orrore, si fosse avventurato nel suo viaggio ideale sino a Roma avvicinandosi festosamente al Viminale. Pericolo scampato, per il ministro dell’Interno, per i suoi infelici e rischiosi slogan contro le “pacchie” e per l’Italia.
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