La partecipazione alla standing ovation finale al Senato -dove pure la maggioranza giallorossa ormai è più virtuale e posticcia che reale- e ai sette applausi precedenti contati diligentemente per Repubblica da Concetto Vecchio non ha impedito al Pd di insistere dietro e davanti alle quinte sulla necessità che ai futuri 209 miliardi di euro destinati all’Italia per l’emergenza virale, tra prestiti e soccorso a fondo perduto, si aggiungano i 37 già disponibili del meccanismo di stabilità europeo -Mes- per il potenziamento del sistema sanitario. Che sono però
invisi al movimento grillino. “Il Pd-Mes guasta la festa a Conte”, ha titolato con fastidio il giornale più contiano d’Italia, che è Il Fatto Quotidiano, già di cattivo umore per l’intervento a gamba tesa, nell’aula di Palazzo Madama, della presidente notoriamente berlusconiana Maria Elisabetta Alberti Casellati contro i parlamentari che, oltre ad applaudire, fotografavano i colleghi partecipi alla festa e il presidente del Consiglio che ringraziava con la mano sul petto. Egli aveva peraltro già ricevuto una telefonata di apprezzamento da Silvio Berlusconi in persona per il negoziato condotto al vertice europeo di Bruxelles.
Ma è stata vera festa tra Senato e Camera, cui Conte ha riferito di ritorno dal Consiglio Europeo? Se l’è chiesto Mario Ajello sul Messaggero sentendo alcuni parlamentari del Pd lamentarsi confidenzialmente del tono o delle pose ormai “napoleoniche” del presidente del Consiglio.
Se l’è chiesto sul Riformista l’ex redattrice dell’Unità Claudia Fusani scrivendo di Conte come di un Giulio Cesare in attesa di scoprire chi sarà il suo Bruto, cioè chi lo farà fuori da Palazzo Chigi risparmiandogli però la vita, visto che i tempi da allora sono per fortuna cambiati.
Qualcosa di meno soddisfatto e soddisfacente continua certamente a muoversi sotto il banco di Conte, e non solo figurativamente, vista quella foto un po’ galeotta che ha ripreso alla Camera i
l presidente del Consiglio mentre cercava e raccoglieva chissà che cosa tra i piedi. D’altronde, non è solo il Mes ad agitare ancora la maggioranza giallorossa e le regioni -tutte, a cominciare da quelle dove si voterà in settembre- che sono le più interessate a quei 37 miliardi di euro subito disponibili per la sanità di loro competenza. Lo stesso
Fatto Quotidiano così attento al presente e al futuro di Conte ha riferito in prima pagina che il presidente del Consiglio prepara “tra le liti” la task force con cui preparare i piani dettagliati da presentare a Bruxelles per prenotare entro ottobre i 209 miliardi destinati all’Italia.
Le liti su questo problema non sono solo fra la maggioranza e le opposizioni che reclamano di partecipare alla stesura dei piani, specie quella berlusconiana pubblicamente e ripetutamente elogiata da Conte per il suo senso di “responsabilità”, ma anche o soprattutto fra
le componenti della maggioranza, compresa quella grillina, che hanno applaudito in Parlamento il presidente del Consiglio ma non vogliono lasciargli carta bianca, o rimanere appese alla sua tazzina di caffè. Le opposizioni poi hanno in questo momento anche il vantaggio, chiamiamolo così, di essere necessarie -per i debolissimi numeri della maggioranza al Senato- nel passaggio già annunciato dal governo di un ulteriore sforamento del bilancio pari a 25 miliardi di euro, necessari nell’immediato, in attesa che arrivino concretamente i soccorsi europei.
Ripreso da http://www.startmag.it e http://www.policymakermag.it
europarlamentari all’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della nuova Commissione di Bruxelles. Al vertice appena concluso, con la conferma dei 750 miliardi di euro del cosiddetto “Recovery fund”, sia pure riducendo i soccorsi a fondo perduto e aumentando quelli a prestito, non si sarebbe fatto altro- secondo Di Maio- che raccogliere i frutti di quel lungimirante appoggio alla candidata tedesca alla presidenza della Commissione Europea.
olandesi di Mark Rutte e degli altri “frugali” che a Bruxelles alla fine hanno ripiegato in cambio di una riduzione dei loro contributi all’Unione. Ma Di Maio ha eluso l’interruzione rispondendo che “quando parlo di riforma fiscale mi riferisco a qualcosa che serve al Paese, al di là della trattativa europea”, come se non servissero all’Italia i soccorsi appena negoziati con le loro condizioni e procedure.
del Consiglio Europeo, il capo del governo italiano definendo “morbosa” l’attenzione che viene ancora riservata a questo tipo di finanziamento -noto ormai con la sigla del meccanismo europeo di stabilità, Mes- dai piddini e dai renziani all’interno della maggioranza, e dai forzisti e dai radicali europeisti della senatrice Emma Bonino all’esterno.
Beppe Grillo in persona un po’ per evitare i soliti bagni elettorali solitari dei suoi adepti e un po’ nella speranza di aiutare il Pd a conservare le regioni contese dal centrodestra, o addirittura a strappargliene qualcuna, come la Liguria.
a Conte la risposta di Di Maio è stata uguale alla sfida recente del suo amico, concorrente e avversario,, secondo le circostanze, Alessandro Di Battista. Se davvero ha una simile ambizione o disponibilità, Conte cominci a scendere dall’albero del pero su cui è salito e si iscriva al movimento grillino, visto che già gli deve l’arrivo a Palazzo Chigi nel 2018 e la conferma l’anno dopo, a maggioranza pur letteralmente rovesciata.