
Poche righe -ci provo davanti ai due fotomontati insieme dal Tempo– per segnalarvi il “vaffanculo!”, compreso l’esclamativo, di Marco Travaglio a Beppe Grillo nell’editoriale di commiato, diciamo così, pubblicato oggi sul Fatto Quotidiano in vista delle votazioni digitali che si ripeteranno sotto le 5 Stelle dal 5 all’8 dicembre. Votazioni chieste, anzi imposte dallo stesso Grillo per sotterrare le altre che lo hanno appena detronizzato, in un boato di plauso, da garante del movimento da lui fondato. E precipitato con Giuseppe Conte dal 30 per cento del 2018 al 9,9 di giugno scorso, ridottosi al 3,6 in Emilia Romagna assai di recente.

Ma sotterrarle come? Con una votazione di risultato opposto, rovesciato, a favore di Grillo e contro Conte? No. Solo puntando alla mancanza del cosiddetto quorum di partecipazione alle urne: lo stesso che il medesimo Grillo definiva a suo tempo “un furto di democrazia per fottere il cittadino”.
Ce n’è abbastanza, in effetti, per capire il “vaffanculo” di Travaglio a Grillo, e anche per non sentire il “vaffanculo” di ritorno, cioè di Grillo a Travaglio. E’ musica di casa.
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