
Diavolo di un guastafeste, ma anche guastaguai, Papa Francesco con la sua visita a casa di Emma Bonino, convalescente da una crisi respiratoria che l’aveva costretta ad un ricovero, ha conteso e persino sorpassato su alcune delle prime pagine i concorrenti alla Casa Bianca. Che si stavano ancora contendendo ieri all’ultimo voto la successione al presidente americano Joe Biden.

Con i loro 163 anni e rotti complessivi sulle spalle i due antagonisti in tante battaglie, l’antiabortista e antidivorzista Bergoglio e l’abortista e divorzista Bonino, hanno offerto un’immagine che da sola riabilita tutte le battaglie che possono svolgersi sul piano della politica e delle idee, senza compromettere persino i rapporti personali. Non siamo mica ai tempi di Giordano Bruno arso vivo nel 1600, la cui statua domina Campo dei Fiori, a pochi passi dalla casa della Bonino dove il Papa ha voluto andare a trovare la leader del mondo radicale che fu di Marco Pannella: altra persona che riusciva ad avere coi Papi di turno un rapporto di amicizia e persino simpatia, oltre che di rispetto.

Le immagini del Papa dalla e con la Bonino, divisasi per 48 dei suoi 76 anni fra Parlamento e governo, di livello nazionale ed europeo, non contrastano felicemente solo con quelle d’oltre Oceano di una lotta all’ultimo voto e all’ultimo insulto, almeno da parte dell’ex presidente americano deciso a rifarsi della sconfitta mai riconosciuta di quattro anni fa. E paradossalmente aiutato anche da un attentatore che a luglio scorso lo insanguinò di quel che bastava per fare gridare a Trump di essere protetto da Dio. E per farlo avvolgere dai tifosi nella bandiera dell’eroismo e del martirio, pur mancato.

Le immagini provenienti da Campo dei Fiori contrastano, più modestamente ma non meno significativamente, anche con quelle di una lotta politica italiana tanto esasperata, fra maggioranza e opposizioni, e all’interno dell’una e delle altre, che ci si scontra in queste ore anche su un incontro svoltosi a Palazzo Chigi, addirittura con lo “stupore”, a dir poco, non smentito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli. Che pure è stato motivato a Palazzo Chigi, con la condivisione dell’ospite, richiamandosi al senso doveroso della cooperazione fra le istituzioni richiamato più volte, anche di recente, dal Capo dello Stato. E ciò quando già era scoppiato il caso della opposta lettura delle norme in vigore contro l’immigrazione clandestina da parte del governo e di alcuni giudici che reclamano il diritto di disattenderle.
Di questo “sorprendente” incontro, anche nella percezione -ripeto- attribuita senza smentite al Quirinale, ora Meloni è stata chiamata dalle opposizioni a riferire, cioè a rispondere, al Parlamento. E Pinelli, da parte dei suoi critici, al Consiglio Superiore della Magistratura. Una sorpresa tira l’altra.
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