
Con l’”alluvione delle polemiche”, come l’ha definita Repubblica, sovrappostasi a quella naturale in Emilia Romagna, dove si voterà a novembre, rischia di finire sott’acqua, se non vi è già finto, anche il “campo largo” allestito soprattutto dal Pd di Elly Schlein, esteso da Renzi a Conte. Che già pregustava la vittoria per il dopo-Bonaccini, esportato nel Parlamento europeo.

La Schlein, peraltro proveniente pure lei dall’esperienza amministrativa in quella regione, ha liquidato come “sciacallaggio” quello che avrebbe tentato o compiuto il ministro della protezione civile Nello Musumeci lamentando il cattivo o addirittura omesso uso locale dei cospicui finanziamenti per riparare ai danni delle precedenti alluvioni e prevenirne di nuove.

Nella ”macchina del fango”, come l’ha chiamata Libero, vedendone comunque più nelle reazioni della sinistra, al potere sul posto e all’opposizione a Roma, è finito anche il generale Francesco Paolo Figliuolo, scelto a suo tempo come commissario straordinario per la gestione dell’emergenza.
Chissà se anche queste polemiche, come altre della e nella politica, dalla vicenda Sangiuliano-Boccia alla scissione praticamente in corso nel MoVimento 5 Stelle, non finiranno con e nelle carte bollate, cioè nei tribunali. Per non parlare del processo in corso a Palermo per sequestro di migranti contro Matteo Salvini: processo per fatti di cinque anni fa, senza vittime, avviato o permesso, come preferite, da un voto del Senato in qualche modo progenitore del “campo largo” di oggi.
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