Fra gli scampoli della vacanza di Giorgia Meloni in Puglia

         Ciascuno in fondo ha in politica la sua Gaza, e forse anche più di una. E non necessariamente strappandosi vesti e capelli, specie ora che l’amministrazione americana, operante anche mentre i contendenti della Casa Bianca se le dicono e se le danno di tutti i colori, ha cercato di diffondere ottimismo sui negoziati per una tregua in quella terra, e dintorni. Che è affollata di macerie, di morti e di ostaggi, ancora, del terrorismo palestinese e di chi finge di ignorare questa realtà scambiando gli israeliani, cioè gli ebrei, per i nuovi genocidi.

Massimo Boldi

         Ha le sue Gaze, al plurale, anche Giorgia Meloni, proposta dal vignettista del Foglio nella richiesta di lasciarle godere gli ultimi giorni di vacanza in Puglia, ormai la sua Puglia, senza “deprimerla” con i problemi che le crea persino chi la elogia, a quanto pare, come il suo scoperto, confesso estimatore Massimo Boldi. Che sta facendo perdere le ultime remore a sinistra nell’assalto quotidiano di reazione alla premier italiana.

Dal Corriere della Sera

         Fra le Gaze, sempre al plurale, della Meloni, sorvolando sulle grane che le creano gli alleati di governo polemizzando sugli argomenti più diversi, ciascuno alle prese -credo- con problemi di identità, che non sono solo quelli dei forzisti sferzati adesso anche dal co-fondatore superstite del partito che è Marcello Dell’Utri; fra le Gaze, dicevo, della Meloni la notista del Corriere della Sera Monica Guerzoni ci ha proposto oggi quella della Commissione europea che sta tessendo come una tela, in vacanza pure lei, la teutonica Ursula von der Leyen nella sua seconda versione, o edizione.

Meloni e Fitto d’archivio al Senato

         Fra un pisolino e l’altro immaginato dal vignettista del Foglio la premier tiene i suoi “contatti”, come li chiama la Guerzoni, “sulla trattativa per il nome di Raffaele Fitto da inserire nella Commissione” di Bruxelles. Dove il ministro dovrà portarsi sulle spalle, e cercare di non esserne schiacciato, un debito pubblico che proprio in questi giorni si è ulteriormente avvicinato nei calcoli della Banca d’Italia ai tremila miliardi di euro. Roba da schiantare un toro. Ma noi italiani anche ai tori più scatenati sappiano fare le pernacchie, bravi come siamo a fare aumentare insieme le entrate fiscali e le evasioni. E in questo destra e sinistra, lasciando da parte il centro ormai evanescente dell’una e dell’altra, si equivalgono. Anche se lo negano nei loro rispettivi campi, più o meno larghi, pasticciati e incolti che siano.

         Per questo giorno del lungo ponte di Ferragosto, in attesa dei temporali rinfrescanti promessi dai meteorologi, credo che possa bastare.

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