Il modello Churchill nella lotta di Carlo Nordio al giustizialismo

Dal Dubbio

Nella perfidia che finisce per penetrare in ogni lavoro, come il giornalismo, che si svolge sui confini fra il reale e l’immaginario, il vero e il verosimile, la scena e il retroscena, la certezza e il dubbio, voglio pensare che il buon Carlo Nordio abbia voluto cogliere l’occasione offertagli dal Foglio come studioso e appassionato di Winston Churchill, in previsione del 150.mo anniversario della nascita, per togliersi qualche sassolino infilatosi nelle scarpe con le polemiche sulla sua attività di ministro della Giustizia. Ch’egli svolge con la solita franchezza, sino a dichiarare in Parlamento di avere letto e riletto un’ordinanza di tribunale senza riuscire a capirla. E tanto meno, penso, a condividerla.

Churchill evocato da Nordio sul Foglio del 31 luglio

Ciò ha procurato al Guardasigilli un’intemerata del presidente dell’associazione nazionale dei magistrati, Giuseppe Santalucia, e il dileggio del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Che da un po’ di tempo ha cominciato a contare metaforicamente i bicchieri o le bottiglie di vini e liquori che Nordio beve, piacendogli gli uni e gli altri, e ad attribuire ai loro effetti le sortite, iniziative e quant’altro che abbiano la sfortuna di non essere condivise da “lor signori”, togati e non, direbbe la buonanima di Fortebraccio. Che, beato lui, arrivato ai comunisti dalla Dc, non riuscì a vivere del tutto la stagione giustizialista del Pci. E quando scriveva appunto di “lor signori” sull’Unità si riferiva ai padroni tradizionali, rigorosamente di destra, senza minimamente pensare a quelli, come i magistrati, che ora dispongono ancor più dei cittadini. Ne controllano trojanianamente i telefoni e gli incontri, li possono arrestare prima ancora di processarli, magari assolverli dopo anni senza scusarsene, anzi continuando a fare più o meno indisturbati le loro carriere e sentendosi minacciati dal solo fatto di essere criticati o -come accennavo nel caso di Nordio ripreso da Santalucia- non compresi nelle loro ordinanze, o simili.

Da Carlo Nordio sul Foglio

Nella quinta e conclusiva puntata della sua rievocazione di Churchill, che a 74 anni, quanti ne ha oggi il ministro della Giustizia, ebbe la forza, il coraggio, la fortuna di sconfiggere Hitler, non certo da solo ma con qualche serio contributo, Nordio ne ha così ricordato e riassunto la vita: “Morire a novant’anni nel proprio letto, dopo aver ingurgitato vagonate di champagne e intere botti di wisky, e dopo aver intasato i polmoni con migliaia di sigari, è già un record che spiazza le sempre più petulanti raccomandazioni per una vita ecologica e un’astinenza certosina”, così apprezzate forse da Travaglio.

“Se il corpo -ha ancora scritto Nordio di Churchill- fu così favorito, il cervello e il cuore lo furono anche di più. Aveva un’immaginazione fertile e illimitata, controllata dalla razionalità e da un realistico buon senso. Per trovare un’anima che ardesse così intensamente e così a lungo, bisogna risalire a Napoleone. E per trovare un politico che scriva la storia tanto bene quanto l’ha fatta, bisogna evocare Giulio Cesare. Ma abbiamo già esaurito la scorta dei nostri aggettivi. Non ci resta che attribuirgli l’omaggio finale di Shakespeare: “This was a man”. Questo fu un uomo”.

L’immagine storica di Winston Churchill

Pur se qualcuno sta cercando di crocifiggerlo alla croce ereditata delle carceri sovraffollate, anche di suicidi, auguro sinceramente e personalmente a Nordio di vincere churchillianamente la sua guerra per una riforma davvero garantista della giustizia in Italia. Egli ha recentemente espresso l’augurio di potersi godere il riposo, ma al termine -ha precisato- del suo mandato di ministro della Giustizia, che scadrà come quello del governo fra più di tre anni. Anche se qualcuno ha ineffabilmente scritto in questi giorni di vedere le elezioni sempre meno lontane e più vicine.

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