Lo struzzismo della politica italiana bipartisan sulla guerra in Ucraina

Dal Corriere della Sera

Nonostante la campagna elettorale, o proprio per questo, e a dispetto delle “tensioni sulle armi a Kiev” annunciate sulla prima pagina dal Corriere della Sera, la politica italiana è riuscita a trovare un momento e un tema di unità quasi assoluta: dalla maggioranza alle opposizioni. E nella maggioranza dai fratelli d’Italia di Gorgia Meloni, issata da Massimo Gramellini “sul balcone” nel salotto televisivo “in altre parole” della 7 ma rappresentata in questa occasione dal ministro della Difesa Guido Crosetto, alla Lega di Matteo Salvini e a Forza Italia di Antonio Tajani. Tutti uniti nel respingere da Roma e dintorni , sia pure con toni diversi, la proposta del segretario generale della Nato di accogliere praticamente la richiesta del presidente ucraino Zelensky di usare le armi fornitegli dall’alleanza atlantica non solo per abbattere i missili russi, prima che cadano sul territorio del paese invaso e aggredito, ma anche per colpire le basi da cui vengono lanciate, naturalmente nel territorio di Putin.

La vignetta del Secolo XIX

         Noi non siano in guerra con la Russia, hanno detto all’unisono maggioranza e opposizioni, unite in quello che definirei “struzzismo”, da struzzo. Che mette notoriamente la testa nella sabbia. O lo siamo al modo nostro, fingendo di non esserci. E consentendo a Putin si scommettere, nella sua ostinata offensiva  contro il paese limitrofo da “nazificare”, sulla debolezza, paura e quant’altro dei difensori internazionali dell’Ucraina. I quali o mandano in ritardo le armi che promettono o ne vietano l’uso appropriato. O fanno entrambe le cose permettendo a Putin di scherzarci sopra. Come nella vignetta di Stefano Rolli sulla prima pagina del Secolo XIX, dove l’autocrate di Mosca, cioè il dittatore appena confermato elettoralmente in un paese in cui chi dissente finisce in galera o al cimitero, offre “uno strappo” agli occidentali in fuga. Che non hanno voglia di contrastarlo davvero.

Guido Crosetto

         L’ex economista e ministro danese a capo della Nato, 65 anni compiuti a marzo, ritratto o composto in tenuta aerea di combattimento dal solito Fatto Quotidiano, sotto un titolo che gli attribuisce l’obiettivo, il desiderio e quant’altro della terza guerra mondiale, si chiama Jens Stoltenberg. Ma, a dispetto del suo infelice nome in una immaginaria traduzione in italiano, non è per niente uno stolto. Come sembra che lo abbia invece scambiato anche il solitamente realistico e anti-populista Guido Crosetto. Che, diversamente dai suoi colleghi di governo e di schieramento, ha tuttavia l’attenuante di una diagnosi di pericardite appena certificatagli in un ospedale romano dopo un malessere avvertito al Quirinale durante una riunione presieduta dal capo dello Stato. Una diagnosi con tanto di severa terapia da praticare tra case e ufficio di ministro della Difesa…dimezzata.

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