La rivincita delle due protagoniste della campagna elettorale

Elly Schlein al festival dell’economia, a Trento

         Impedite a confrontarsi direttamente in televisione dai concorrenti trasversali a tutti gli schieramenti formalmente in campo, le due protagoniste della campagna elettorale in corso per il voto europeo dell’8 e 9 giugno, ma anche amministrativo in un consistente campionario locale, si sono prese la loro rivincita lasciandosi intervistare separatamente al festival dell’economia a Trento. L’una, la premier Giorgia Meloni, rispondendo a Maria Latella e l’altra, la segretaria del Pd Elly Schlein, a Ferruccio de Bortoli.

  Hanno dovuto farsene una ragione sia il mancato conduttore dell’altrettanto mancato duello televisivo, Bruno Vespa, sia gli attori minori, diciamo così, della corsa alle urne, a cominciare naturalmente dal più ambizioso e insofferente. Che è Giuseppe Conte. E finendo con i vice presidenti del Consiglio Matteo Salvini e Antonio Tajani, i cui partiti si contendono nella coalizione di governo -Lega e Forza Italia- il secondo posto.

Dal manifesto

         Pur tra “scintille e imbarazzi” avvertiti dal manifesto, il duello o confronto indiretto si è risolto per effetto mediatico, al di là di ogni valutazione sui contenuti, a vantaggio della Meloni con quella “va o la spacca” opposto alla campagna delle opposizioni, anche fisica e non solo parlamentare, contro l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Che è contemplata dalla riforma costituzionale all’esame del Senato, in un percorso di quattro tappe cui si aggiungerà la volata finale, diciamo così, del referendum cosiddetto confermativo.

Da Repubblica

         La Meloni di certo non mollerà al tavolo in cui l’ha immaginata e rappresentata su Repubblica Massimo Giannini scrivendo di una “roulette del casinò costituzionale”, in cui la premier potrebbe contare sulla solidarietà e sull’aiuto del “fido La Russa”:  il presidente del Senato che “ha già mostrato le sue comprovate doti di domatore”, passando dal casinò al circo equestre e “neutralizzando i primi duemila emendamenti dell’opposizione”.

Dal Foglio

         A quest’ultima si è cercato di collocare anche la Chiesa con l’arruolamento mediatico del presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Matteo Zuppi, per certe sue affermazioni dopo l’ultima assemblea dei vescovi. Ci è cascato pure Il Foglio titolando: “E’ finita la tregua con il governo, i vescovi scendono in campo”, a proposito di “croci ed elezioni”. Ma già nel sommario lo stesso giornale ha dovuto correggersi precisando che “a due settimane dal voto, la Cei contesta l’autonomia differenziata”, perché “aumenterà gli squilibri territoriali”, secondo un documento prodotto dalla discussione fra i porporati.

Da Avvenire

         La “solidarietà a rischio”, come ha titolato Avvenire, il giornale appunto della Conferenza episcopale italiana, sarebbe quella minacciata da un’altra legge, non dal premierato. E’ quella attuativa delle autonomie regionali differenziate introdotte nella Costituzione dalla sinistra al governo nel 2001. Che oggi, opponendosi pur con la benedizione dei vescovi, spara praticamente su se stessa.

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