Tutte le incognite della Basilicata al voto fra oggi e domani

Dalla prima pagina del Corriere della Sera di ieri

         Oggi si vota in Basilicata, e si tornerà a farlo domani sino alle ore 15, per il rinnovo del Consiglio regionale e l’elezione del presidente dopo una campagna elettorale che il centrodestra ha potuto condurre e concludere in modo unitario, con l’immagine della manifestazione finale, e gli avversari no. Già questa circostanza, sottolineata ieri sulla prima pagina del Corriere della Sera, ha un suo  significato. E potrebbe preludere alla conferma del governatore uscente, e forzista, Vito Bardi, per quanto il principale concorrente Piero Marrese, sostenuto da un campo “largo” a dispetto del fastidio che questo aggettivo procura notoriamente a Giuseppe Conte, si sia quanto meno mostrato sino all’apertura dei seggi fiducioso di una rimonta.

La scheda elettorale a Potenza

         Ma oltre, e persino ancor più dell’elezione del governatore, sarà interessante vedere già domani sera come risulteranno cambiati i rapporti do forza fra i partiti, all’interno delle stesse coalizioni in cui si sono più o meno laboriosamente trovati o ritrovati, dopo fratture di natura anche familiare indicative del carattere particolare di questa regione peraltro confinante con un’altra -la Puglia- che è attraversata da tensioni fortissime.  Col solito impasto di cronache politiche e giudiziarie gestite con una certa disinvoltura, a dir poco, da un presidente di giunta che pure è non un ex, ma un magistrato in aspettativa come Michele Emiliano: ormai, temo, più un problema che una risorsa per il partito suo e della Schein.

La scheda elettorale a Matera

         All’interno del centrodestra vedremo se e di quanto continuerà a crescere a spese dei suoi alleati il partito della premier Giorgia Meloni, passata da meno del 6 per cento delle precedenti elezioni regionali, nel 2019, al 18,2 dei voti, sempre regionali, nelle elezioni politiche del 2022. La Lega di Matteo Salvini è scesa invece dal 19,15 al 9 per cento, e Forza Italia salita solo dal 9,14 al 9,41.

La vignetta di ieri sul Corriere della Sera

         Sul versante opposto, diviso cinque anni fa a livello regionale come due anni fa a livello nazionale e oggi formalmente unito, pur impossibilitato -ripeto- a ritrovarsi insieme in una piazza, sarà curioso verificare le distanze fra il Pd il Movimento 5 Stelle: distanze che sono l’ossessione pur negata dai rispettivi leader, che si giocano invece nelle urne, ogni volta che vi capitano, la leadership del campo che, non potendo essere misurato con lo stesso metro, Pier Luigi Bersani ha proposto di chiamare semplicemente “alternativo” al centrodestra, o destra-centro.

         Il Pd nelle elezioni regionali del 2019 riuscì a raccogliere fra varie liste nelle quali si articolò quasi il 25 per cento, superando di 5 punti le 5 Stelle non ancora di Giuseppe Conte, pur già presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Nelle elezioni politiche del 2022, sempre separati e quindi ancor più che concorrenti, il Pd della Basilicata scese al 15 per cento e il movimento grillino, passato decisamente nelle mani di Conte, salì al 25 per cento: non poco, obiettivamente, rispetto ad una media nazionale del 15,6.

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