Le opposizioni regalano a Matteo Salvini la conferma della fiducia della Camera

Dalla prima pagina del Corriere della Sera

         Il “teatro” della politica, come l’ha chiamato Roberto Gressi sul Corriere della Sera raccontando “la giornata in aula” di ieri alla Camera, dove una mozione di sfiducia contro il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è stata bocciata con 211 voti della maggioranza compatta contro i 129 delle opposizioni, ha prodotto l’ennesima eterogenesi dei fini. Così la filosofia definisce il risultato di un’azione diverso e persino opposto ai suoi fini dichiarati.

Dalla prima pagina del Foglio

         Grazie ad una mozione “di cartone”, come l’ha generosamente chiamata Il Foglio, essendo forse sufficiente e più appropriato parlare solo di carta intestata della Camera sottoscritta per primo dal calendiano Matteo Richetti, il leader leghista rimane al suo posto di governo più forte -o meno debole, se preferite- di prima. La discussione gli ha fornito, senza neppure intervenire e non assistendo neppure alla votazione, di far cestinare dal suo partito, con tanto di comunicato ufficiale, un accordo col partito russo  di Putin risalente al 2017, decaduto nel 2022 con la decisione del Cremlino di invadere l’Ucraina. Alla cui difesa politica, economica e militare l’Italia ha contribuito e contribuisce con deliberazioni parlamentari sempre approvate dai leghisti.

Dalla prima pagina dell’Unità

         “Salvini si pente e si salva”, ha titolato l’Unità forzando un po’ la rappresentazione dei fatti perché se si è trattato di un pentimento nei rapporti con Putin, a questo Salvini ha partecipato in buona compagnia: da Romano Prodi a Matteo Renzi, da Paolo Gentiloni ad Enrico Letta, e persino a Giuseppe Conte, tutti a lungo attivatisi a favore del pur autocrate di Mosca. Il pentimento in politica è solo l’aggiornamento di una linea a fatti e situazioni sopraggiunte.

Berlusconi fra Putin e Bush jr a Pratica di Mare nel 2002

         Ora è stato politicamente vanificato dunque anche il ricordo di quell’accordo politico contestato nella mozione di sfiducia. Così come vanificò l’anno scorso nell’urna che ne contiene le ceneri nel mausoleo di casa, ad Arcore, l’amicizia di un altro leader del centrodestra, addirittura il fondatore Silvio Berlusconi, per Putin. Che l’ex premier anche dopo l’invasione dell’Ucraina mostrò ripetutamente di preferire a “quel signore” a capo del governo a Kiev, visitato, omaggiato, sostenuto da troppi occidentali in fila, o quasi, da lui singolarmente o in delegazioni europee. La buonanima del Cavaliere era rimasto quasi fermo all’illusione di avere portato Puti praticamente dentro la Nato  in una località italiana dal nome appropriato: Pratica di Mare.

Daniela Santanchè

         Lo spettacolo comunque alla Camera non è finito. Oggi si replica con la bocciatura di un’altra mozione di sfiducia delle opposizioni:  questa volta alla ministra del Turismo e sorella d’Italia Daniela Santanchè per tutt’altri affari, più personali che politici, che rischiano di mandarla sotto processo a Milano, se ne basterà uno.

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