
“Troppo buono, anzi bonaccione Giovanni XXIII, troppo aristocratico Paolo VI, troppo intellettuale Benedetto XVI, e umano, troppo umano, Papa Francesco”, ha scritto Enzo Bianchi, il monaco fondatore e priore della Comunità di Bose sino al 2017, su Repubblica di ieri in un commento pubblicato a pagina 22, senza alcun richiamo in prima. Dove pure ci sarebbe stato bene. Esso avrebbe in qualche modo compensato l’assenza della notizia -che tale almeno avrebbe dovuto essere considerata- della nuova intervista televisiva concessa da Papa Francesco a Fabio Fazio, gratificato così dal Pontefice anche sulla nona rete, come l’altra volta sulla Rai. Le simpatie di Francesco non cambiano per fortuna con le postazioni di lavoro, chiamiamole così, della persona che ha saputo guadagnarsene la fiducia. E anche questo forse ne fa un papa “umano”, direbbe o scriverebbe Enzo Bianchi.

Il giudizio del monaco famosissimo anche per le sue vicissitudini, praticamente rimosso da priore a Bose dopo una specie di ispezione apostolica, destinato ad una filiale toscana del monastero piemontese e sistematosi invece a Torino in un appartamento messogli a disposizione da un amico, è stato espresso su Repubblica a prescindere dalla seconda intervista a Fazio, ma a commento di precedenti esternazioni del Pontefice. Non posso quindi né sostenere né solo sospettare che di umano, anzi “troppo umano”, come lo stesso Bianchi ha scritto, debba intendersi anche lo sgombero dell’Inferno praticamente eseguito da Papa Francesco immaginandolo “vuoto”. Evidentemente grazie alla grandissima, inesauribile misericordia di Dio, per quanto continuino a morire e ad arrivare all’aldilà fior di delinquenti seriali, o stiano per raggiungerli dei peggiori, responsabili per esempio delle tante guerre in corso.

“Non si può chiedere a un Papa -ha scritto Bianchi- di non essere umanamemte se stesso: a lui si deve chiedere di confermare i fratelli nella fede, di non contraddire il Vangelo e di ricordarlo sine glossa, nella sua radicalità, a coloro che lo ascoltano, di usare sempre misericordia. Questo Francesco lo fa e nessuno, salvo i folli che lo giudicano eretico, lo nega”.

“Scrissi a suo tempo- ha concluso Bianchi- che con Papa Giovanni un cristiano diventava Papa, scrivo oggi che con Francesco un uomo è il nostro Papa, con limiti umani precisi, ma con una radicale obbedienza al Vangelo”.

A me che non considero -non ne avrei peraltro i titoli- “eretico” Papa Francesco ma solo un po’, o un po’ troppo utopista nella immaginazione di un Inferno vuoto di tutti quelli a suo tempo vi sistemò Dante Alighieri nel suo viaggio con Virgilio piace o preme ricordare -come preferite- l’udienza in qualche modo riparatrice concessa dal Pontefice felicemente regnante a Bianchi il 16 dicembre scorso. Un incontro davvero felice, si può desumere. Anzi, si deve riconoscere. Un incontro anch’esso umano, evidentemente.
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