Il Conte largo di Foggia si è ristretto nella fiaccolata della pace a Roma

Largo, larghissimo, enorme o soltanto “giusto” che sia, come ha voluto definirlo  con apparente sobrietà Giuseppe Conte sul posto intestandoselo accanto alla sindaca appena eletta -dopo averne imposto la candidatura ad un Pd che pure precede ancora i grillini nelle urne-  il campo di Foggia si è già ristretto. Ne rimane solo l’ombra, o il ricordo dei titoli altisonanti di qualche giorno fa nella fiaccolata romana della pace per il Medio Oriente. Dove la pace per essere vera dovrebbe soddisfare secondo i promotori della manifestazione le attese non di Israele, dopo le migliaia di ebrei morti e feriti negli assalti terroristici di sabato 7 ottobre, ma di Hamas. Che continua a tenere nei sotterranei di Gaza gli ostaggi catturati una ventina di giorni fa e in superficie i palestinesi. I quali perdono vite e case ogni giorno per i missili che Hamas continua a sparare contro Israele, qualche volta con traiettorie autolesioniste, e quelli che Israele lancia su Gaza per neutralizzarne i depositi.

         Originariamente tentata solo dall’idea di non aderirvi personalmente, e quindi di non unirsi a Conte vi aveva messo il cappello, la segretaria Elly Schlein ha deciso di negare l’adesione del Pd, declassando a personali tutte le presenze di esponenti del partito invitati dall’Unità di Piero Sansonetti a esserci per “battere un colpo”. Anche a costo di fare affogare il povero Corrado Augias nelle lacrime di dolore e di rabbia che sta versando in questi giorni, tra dichiarazioni, articoli e interviste, sulla sinistra tenera con Hamas come i turchi. Il cui presidente Erdogan ne ha lodato i miliziani come “liberatori”, non terroristi. E pensare, caro Augias, che la Turchia è la frontiera meridionale della Nato. Che dovrebbe stare a Israele politicamente come, più a nord, all’Ucraina aggredita dalla Russia di Putin.

         La decisione di non limitare alla sua assenza la distanza dalla fiaccolata della pace sospetta filo-Hamas, con la richiesta di una cessazione delle ostilità della sola Israele e non anche dei terroristi che l’attaccano con i loro missili, è stata presa dalla Schlein consultando tutti i componenti della segreteria e altri esponenti del partito, fra i quali l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini e la deputata Lia Quartapelle. Ne ha scritto dettagliatamente sul Corriere della Sera Maria Teresa Meli. Ciò conferma il clima di preoccupazione, quanto meno, esistente nel Pd sui delicatissini temi della politica internazionale e dei rapporti col Movimento 5 Stelle. Cui molti lamentano che la Schlein stia concedendo troppo anche sul piano locale per coltivare un progetto di improbabile ripresa dell’alleanza a livello nazionale.

         Consumatasi la partita di Foggia con la sostanziale cessione della carica di sindaco alla candidata di Giuseppe Conte, che ne ha decantato il carattere “tosto” in dialetto pugliese nella festa dell’elezione, se ne sta sviluppando una alquanto scabrosa in Sardegna. Dove l’ex presidente Renato Soru ha appena avvertito che non accetterà di subire l’anno prossimo la candidatura di una grillina alla quale a Roma sarebbero state fatte già delle promesse. O Conte accetterà quello che rifiuta altrove, cioè il ricorso alle primarie per designare il candidato comune di una eventuale alleanza con i pentastellati, o Soru si presenterà da solo, anche a costo di spaccare il partito e di far vincere il centrodestra. E’ un po’ quanto intende fare in Campania, quando sarà il momento, il governatore uscente Vincenzo De Luca notoriamente sgradito alla Schlein.

Pubblicato sul Dubbio

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