Indicato, registrato, elogiato, sfottuto, secondo le varie sensibilità, come “principe ereditario” e “Quirinabile” da Carmelo Caruso sul Foglio in una cronaca dalla Sala Regina della Camera affollata di personalità, a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per una celebrazione del compianto Giorgio Napolitano e dei suoi discorsi finalmente raccolti, il decano del Parlamento Pier Ferdinando Casini è quasi asceso in cielo da vivo.
Egli è stato visto felice come una Pasqua fuori stagione, reduce peraltro a insaputa di tutti da una lunga e assai gradevole intervista strappatagli senza fatica, credo, per il Corriere della Sera da Fabrizio Roncone in onore del suo -di Casini- settantesimo compleanno. Se non giovane anzianotto, come la buonanima di Amintore Fanfani definiva i quarantenni ancora iscritti e dirigenti del movimento giovanile della Dc, da lui perciò commissariato, se non addirittura sciolto, Casini è un giovane Decano, ripeto ma con la maiuscola.
“Bello” come lo definiva il suo allora capocorrrente Antonio Bisaglia per distinguerlo o affiancarlo all’”intelligente” Marco Follini, sempre insieme anche in nuovo partito dopo la Dc, e nella cosiddetta seconda Repubblica, sino ad una separazione sofferta politicamente da entrambi, che adesso si salutano e apprezzano a distanza, ogni volta che l’uno è insidiosamente chiamato a parlare dell’altro, Casini ha sempre un consiglio da dare, un ricordo da proporre, una vicenda da illuminare con luce diversa dal solito, una preoccupazione da esprimere, una situazione da rimpiangere. E una performance da rivendicare.
Sentite che cosa ha risposto l’ex presidente della Camera e quasi senatore a vita Casini a Roncone che gli ricordava ieri di “avere sfiorato nel 2022 il Quirinale”, dove tutto era apparecchiato sino a quando “non sparecchiò Salvini” spianando la strada alla conferma di Mattarella. “Sa cosa ricordo con emozione di quei giorni?”, ha chiesto a sua volta Casini a Roncone. “L’applauso -si è risposto- che i grandi elettori mi tributarono quando poi feci ingresso nell’aula durante lo spoglio finale…Mattarella, Mattarella…”.
“Fu l’onore delle armi”, ha chiosato Roncone. Ma al suono, non rumore, delle armi Casini ha risposto ricordando: “La mattina dopo mi svegliai presto, contento di potermi fare la solita camminata veloce a Villa Borghese….però appena arrivo lì, noto un gran trambusto di corazzieri che stanno facendo le prove proprio per la cerimonia d’insediamento del nuovo”, cioè confermato, “capo dello Stato”. “Li guardo -ha raccontato ancora Casini-con un pensiero un po’ ironico. Perciò, quando un ufficiale s’avvicina per salutarmi, gli sussurro: beh, io l’ho presa bene….ma così forse è un po’ troppo”.
Grande, grandissimo Pier Ferdinando. Se il Parlamento italiano non avesse avuto la fortuna di trovarlo, avremmo dovuto un po’ tutti procurarglielo. Buon compleanno, Pierfurby.
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